CHRISTIANE F.
“NOI, I RAGAZZI DELLO ZOO DI BERLINO”
Riccardo Bianco affronta il tema della droga, argomento scabroso e oggi, sottaciuto, ma sempre reale. Si affida a una doppia analisi: il film e il libro. Un viaggio nei tormenti dei giovani raccontato con i ricordi di un adolescente e riscoperto con i valori di un uomo. Riccardo Bianco nato nel 1989, risiede a Quiliano, ma è di Savona. Autore lui stesso, è stato finalista in premi letterari. Ha pubblicato “Ci scusiamo per il disagio” che è la sua prima collezione di racconti autopubblicata, ma anche racconti brevi come “Nata sulla Luna”, “La casa in affitto” “Stasera cucino io”. Vediamo cosa ci consiglia questa volta. ”Non penso che questa lettura debba fare paura o demonizzare la droga in senso generico, ma semplicemente portare maggiore attenzione su un problema reale con cui ancora troppi giovani si rovinano l’esistenza.
CHRISTIANE F.
“NOI, I RAGAZZI DELLO ZOO DI BERLINO”
I MIEI PERCHÈ
RICCARDO BIANCO
Se devo pensare a una storia che mi è rimasta impressa fin dall’adolescenza, il mio ricordo non può che volare al libro di cui vi voglio parlare oggi. Lo considero una pietra miliare nella mia formazione di lettore.
Il libro in questione è “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” di Christiane F.
Difficile non averne mai sentito parlare, dato che creò molto scalpore all’epoca dell’uscita, ma ancora oggi detiene un’importante ascendente formativo.
Christiane è la scrittrice e protagonista, perché si tratta proprio di un romanzo autobiografico, una testimonianza di vita vissuta, di una gioventù e un’infanzia problematica, disastrosa e terribile. Tutti problemi, che per quanto possano sembrarci lontani e distanti, sono presenti nelle nostre vite di tutti i giorni. Penso che il merito principale di questo libro sia quello di scuotere le coscienze e soprattutto smuovere l’indifferenza che ancora è presente sul mondo della droga i suoi satelliti.
“La droga distrugge i rapporti con gli altri.”
Christiane F. ci dice chiaramente che le storie di droga non nascono al momento del primo tentativo, ma spesso molto prima, quando già alcune avvisaglie iniziano a manifestarsi. Ed è proprio qui che il racconto comincia a fare male, con il ricordo del rapporto malato e violento con il padre, la voglia di fuga dalla propria famiglia prima, e dal resto del mondo poi.
A tredici anni Christiane è dipendente dall’eroina e costretta a prostituirsi. Già questo basterebbe a far capire quanto ci può essere di malato e ingiusto nella vita di una bambina. Il racconto è una serie crescente di pugni nello stomaco, ma è altrettanto necessario, quanto meno per essere informati e coscienti. Non penso che questa lettura debba fare paura o demonizzare la droga in senso generico, ma semplicemente portare maggiore attenzione su un problema reale con cui ancora troppi giovani si rovinano l’esistenza.
La cosa più importante che un essere umano può lasciare ai suoi successori è proprio una testimonianza delle sue esperienze. Ed è grazie al coraggio che ha avuto la scrittrice di raccontarsi che abbiamo uno dei resoconti più tristi, duri e dettagliati degli ultimi anni sul mondo della droga. Forse oggi sono cambiate le sostanze, ma lo spettro è sempre lo stesso.
“Tutto era diventato nuovamente completamente realistico, e cioè completamente senza speranza.”
Il mio approccio è stato, contrariamente a quelle che sono le mie abitudini, prima al film e successivamente al libro. Ricordo di averlo visto nel periodo scolastico, anche se non ricordo esattamente l’anno, probabilmente alle superiori, in un’età tanto enigmatica quanto delicata. Ne ero rimasto molto impressionato, scioccato e disgustato. La pellicola non risparmia scene crude e strazianti, come è giusto che sia, perché non esiste un modo per far sembrare le conseguenze della droga più rosee di quelle che sono in realtà. Sono grato a chi mi ha fatto vedere il film all’epoca e sono convinto che dovrebbe essere inserito in tutti i piani didattici. A volte l’insegnamento migliore è proprio quello di apprendere qualcosa attraverso gli occhi e il racconto di chi ha già vissuto una determinata esperienza, specialmente se negativa. Infatti l’autrice, Christiane, ha provato sulla propria pelle quegli orrori, ha affrontato l’abisso più profondo, ha incrociato la morte diverse volte e il processo di recupero e “ritorno” è stato ancora più straziante della caduta.
Dopo diversi anni dalla visione del film ho deciso di acquistare anche il libro per approfondire e rinfrescare la questione con una maturità diversa. Ancora oggi lo custodisco con cura nella mia libreria personale. Rispolverando alcuni argomenti il mio pensiero ne risulta ogni volta più arricchito.
A parer mio si tratta di un libro che, senza esagerare, dovrebbe avere lo stesso risalto dei grandi classici: è un documento alla memoria. Storie come queste fanno male da quanto sono dannatamente vere, ma proprio per questo vanno conosciute e diffuse. Non rischiare di lasciare nel silenzio chi ha avuto il coraggio di parlarne, perché il mondo della droga non è da considerarsi un discorso fuori moda, né tantomeno distante.
Ultimi articoli
Q&V SFIDA LA CAPOLISTA
STELLA DI BRONZO ALLA RITMICA
COMMEDIA DI ORDINARIA FOLLIA
U15, UN ESORDIO VINCENTE
PREMIAZIONE PER LA RITMICA
UNA STORIA DI INCLUSIONE
NIENTE DONNAIOLA, MA SITO MEGALITICO
UOMINI DI RESISTENZA
CON LAURA BRATTEL ALLA DONNAIOLA
RACCOLTA GIOCATTOLI