ANDREA OLIVERI
Pur di non scendere a patti col fascismo, nel 1926 aveva preferito sciogliere l’organizzazione sindacale cattolica di cui era segretario, la Confederazione Italiana dei Lavoratori: poco importava ad Achille Grandi se ciò significava doversi trovare un altro lavoro e abbandonare quella vita politico-sindacale che fino ad allora l’aveva portato a importanti traguardi, come la fondazione del Sindacato Italiano Tessile nel 1908 o quella del Partito Popolare nel 1919.
Tutte opere per le quali si era speso in prima persona e così aveva fatto opponendosi alla politica dittatoriale di Mussolini subito dopo la marcia su Roma. Una posizione scomoda e fuori dal coro, visto che le gerarchie cattoliche con le quali era a contatto finirono per essere tiepide nei confronti del regime. Da quel momento in poi, Achille Grandi manifesterà in molti modi la sua avversione al fascismo: nel 1922 è tra i pochi deputati del PPI che non votano a favore del governo e dopo il delitto Matteotti sarà tra i deputati della Secessione dell’Aventino; protesterà contro la sopraffazione, scrivendo di suo pugno direttamente a Mussolini più volte e nel 1923 lo incontrerà di persona chiedendo maggior garanzie sulla libertà sindacale. Nel 1926 decade da parlamentare e durante la dittatura lavora dapprima come cassiere in un bar di piazza del Duomo a Milano e in seguito come operaio tipografo presso il “Pontificio Istituto delle Missioni Estere”, lo stesso lavoro che svolgeva quando aveva undici anni: figlio di operai, costretto dalle ristrettezze economiche ad abbandonare presto la scuola, ciò non gli aveva impedito di studiare e maturare una coscienza sociale e politica da autodidatta, prima della sua scalata ai vertici della popolarità del sindacalismo cattolico. Nel 1943, dopo la caduta del regime, Grandi partecipa, attivamente e per i cattolici, nella stesura del Patto di Roma per la ricostituzione del sindacato democratico ed unitario della Confederazione Generale Italiana del Lavoro e contemporaneamente entra nel direttivo del partito della Democrazia Cristiana, dove viene eletto nell’Assemblea costituente. L’aggravarsi delle sue condizioni di salute lo rallenta ma non lo ferma: nel 1944 fa in tempo a lasciare ai posteri le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani, per dare una formazione ai cattolici affinché sapessero esprimere l’orientamento cristiano anche nel contesto dell’organizzazione sindacale unitaria. Una vita intera dedicata, quella di Achille Grandi, a servire gli ideali evangelici e ad aiutare gli altri, rifiutando fino all’ultimo di accettare quella condizione di irrilevanza ed emarginazione spesso riservata ai credenti, ai lavoratori, agli esclusi.
Achille Grandi (Como, 1883 – Desio, Milano, 1946)
FONTI:
www.wikipedia.org
www.acli.it
www.liberliber.it
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