Come venne affrontata e gestita la Rivoluzione francese a Quiliano? Quali le risposte del territorio all’invasione? Come era la situazione alla vigilia? Ecco come si viveva e che cosa accadde.
CHRISTIAN ALPINO
Alla fine del Settecento la vallata quilianese era ancora suddivisa in due podesterie: Quiliano poder di Savona e Quiliano poder di Genova.
Le proprietà terriere, l’utilizzo delle proprietà pubbliche e l’amministrazione pubblica erano accentrato nelle mani di poche famiglie di notabili, mentre l’interesse della popolazione era perlopiù rivolto alla sopravvivenza quotidiana piuttosto che verso ciò che accadeva al di fuori della valle. Così che l’arrivo delle truppe francesi sulla costa ligure nel 1795, non suscitò inizialmente nessuna particolare impressione.
Eppure la Prima Campagna d’Italia del giovane e ancora sconosciuto generale Napoleone Bonaparte interessò anche la vallata di Quiliano e le zone limitrofe, anche se l’avvicendarsi di truppe francesi nel 1795, poi austriache nel 1796 ed infine nuovamente francesi nel 1797 significò requisizioni, distruzione di case e di raccolti.
Nella vicina Bergeggi, i francesi conquistarono i settecenteschi forte San Giacomo -dove insediarono un comando militare- e forte Santo Stefano. Nel 1795 il San Giacomo fu abbandonato dai francesi con ancora all’interno numerosi pezzi d’artiglieria, mentre il Santo Stefano fu fatto esplodere dagli stessi francesi al fine di non farlo finire in mano nemica.
A Tiassano, quartiere medioevale di probabile origine romana, si trovava un “campo trincerato” francese. I militari francesi inoltre bivaccavano nelle fortificazioni sul monte Baraccone, mentre Cadibona pare sia stata definita dallo stesso Bonaparte “la casa del Diavolo”, a causa delle alte temperature diurne e delle basse temperature notturne. Almeno così narra la leggenda popolare. Inoltre si sarebbero verificati scontri armati presso i ruderi del medievale Castello di Pomo.
Fino al 1800, le innovazioni del dominio francese andavano pari passo alla guerra, la quale chiaramente produsse i suoi effetti negativi: basti pensare che nel giro di soli quattro anni, la popolazione diminuì da 3043 unità a 2348, a causa di morti e fughe.
La vallata quilianese diede comunque il proprio contributo alla causa francese, nelle figure dell’avvocato Nicolò Garroni e del prete Felice Pollero di Cadibona. Quest’ultimo, diventato amico dello stesso Napoleone Bonaparte, si adoperò per istituire una parrocchia nel proprio paese natale, riuscendo a raggiungere l’obiettivo.
Con la fine della guerra e la pacificazione del territorio, ben presto gli influssi positivi del governo francese del territorio si fecero sentire.
Ultimo evento “bellico” in questo periodo riguardante la vallata del Quiliano fu la “rivolta” di Cadibona del 1798: la causa fu il dovuto pagamento di due annualità di contributi istituiti nel 1596 dal governo genovese ed ora dovuti al nuovo governo. I cadibonesi, stremati dalla guerra, si rivoltarono e fu necessario l’intervento armato di un contingente della guardia nazionale.
Quiliano e il suo territorio vennero amministrati nel periodo “francese” che va dal 1797 al 1814, sotto il profilo amministrativo ed economico.
Nel 1797, sotto l’amministrazione dei francesi, a Quiliano furono create ben 5 amministrazioni provvisorie, poi trasformatesi nelle 5 municipalità di Quiliano, Valleggia, Roviasca, Montagna e Cadibona.
Nell’aprile del 1798, i francesi attuarono una generale revisione delle circoscrizioni di tutto il territorio ligure. Le 5 municipalità suddette, vengono ricomprese nella Giurisdizione di Colombo, sempre con Savona capoluogo: avviene quindi una riunione delle 5 comunità quilianesi in un’unica unità cantonale.
La dominazione napoleonica ebbe molteplici effetti positivi sul quilianese.
L’Amministrazione francese intervenne interessandosi maggiormente ai problemi locali e spingendo verso una rinascita della vallata, si impiantarono modeste forme assistenziali e si ebbero cure più particolari per la popolazione ed i suoi bisogni.
L’amministrazione francese inoltre instaurò migliori rapporti con le autorità delle 5 parrocchie presenti sul territorio quilianese.
Grazie a tutti questi interventi, in pochi anni si ebbe un aumento demografico della popolazione. Nel 1799 gli abitanti di Quiliano erano 640; a Valleggia 410; 496 a Montagna; 461 a Cadibona, 341 a Roviasca. Al 31 dicembre 1805 la popolazione della vallata era già salita a 2564 individui.
Ma il governo dell’amministrazione francese portò anche alla rifioritura di agricoltura ed allevamento, ad una più oculata gestione dei boschi ed un incremento della produzione di legname e di carbone di legno.
La miniera di Cadibona fu sfruttata in maniera più efficiente e si ebbe una ripresa delle attività industriali del ferro, con la riapertura delle vecchie ferriere e aprendone di nuove.
Degna di nota divenne la fabbricazione della carta, che ora assunse un rilievo industriale: anche se di qualità non eccelsa, è degno di nota che ora essa fu esportata e venduta anche al di fuori dei confini liguri.
Tutte queste manifestazioni di un generale risveglio della vallata furono però interrotte dalla disfatta napoleonica, con la sconfitta dell’imperatore francese, e culminò con la distruzione dell’archivio comunale avvenuta nel 1814 a seguito di una insurrezione generale.
BIBLIOGRAFIA
- Malandra G., Storia di Quiliano, II° edizione, Tipolitografia F.lli Stalla, Albenga, 1991
- Pellero F., Napoleone dalla Sabazia alla Val Bormida, Marco Sabatelli Editore, Savona, 1996.
- Minola M., Napoleone in Piemonte, Editrice Il Punto Piemonte in bancarella, Lavis (TN), 2014
- Vv., Itinerario napoleonico. Riscopri la storia., Jollygraf, Villanova Mondovì, 2008.
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