Nella villa storica si sono girate le scene di “Red Light”, un nuovo cortometraggio cinematografico di una recente produzione
ANDREA OLIVERI
Riflettori puntati su Villa Maria, dove la settimana scorsa si sono svolte le riprese di “Red Light”, cortometraggio indipendente ad opera di un collettivo di giovani professionisti emergenti: “È un corto della durata di un paio di minuti sul tema dell’insicurezza – spiega il supervisore alla produzione Marco Spinetti – i protagonisti sono cinque ragazzi che si vengono a trovare in una stanza che punisce l’insicurezza e l’unico modo che hanno per uscirne è accettare di correre il rischio di non riuscire a raggiungere, una volta varcata la porta, l’altro lato. Cosa succede ai personaggi che non riescono a raggiungere l’altro lato, non ci è dato saperlo”.
Il team che sta realizzando il corto è composto da una quindicina di ragazzi di età compresa tra i venti e trent’anni e provenienti per la maggior parte da Genova:” È più che altro un’attività laboratoriale che ci consente di sviluppare tecniche per poter espandere all’esterno le nostre professionalità – continua Spinetti – il nome provvisorio di questa produzione è Rosaspina e deriva dal titolo del primo corto che abbiamo prodotto, “Rose” (“Reuza”) che ha vinto il River Film Festival nella categoria Queer Shorts e che attualmente è distribuito su Amazon Prime Video”.
Obiettivo ultimo di “Red Light” quello di partecipare ai più importanti festival di cortometraggio di genere: “Il corto ha le caratteristiche per partecipare al My Rød Reel, un contest internazionale a cui partecipano videomakers da tutto il mondo – spiega il produttore romano – e per far ciò abbiamo deciso di farlo recitare in inglese”.
Anche in questo caso, Villa Maria si conferma come location adatta alle esigenze del cinema indipendente italiano: “Noi cercavamo un non luogo e siamo arrivati a questa villa grazie al suggerimento della Genova Liguria Film Commission – ammette il giovane – secondo il loro feedback, Villa Maria poteva restituire quel senso di alterità e sospensione nel tempo che avevamo in mente”; vero fulcro delle riprese sono state le cantine: “Per la loro forma, con le arcate in pietra e il binario cieco che le attraversa, si sono rivelate adatte ad esprimere ulteriormente sensazioni di claustrofobia e alienazione”. La trattativa per la location è stata gestita dalla troupe direttamente col Comune di Quiliano: “Hanno risposto alle nostre richieste con grande gentilezza mettendoci a disposizione tutti gli strumenti e le modalità che servivano al nostro lavoro” ringrazia Spinetti.
Autore della storia e regista del corto è il genovese Loris Abrignani: “Nasce tutto da un’esigenza estetica, cioè rappresentare un ambiente difficile da descrivere e disorientante – spiega – ho cercato di dare significato, in modo metaforico, a ciò che succede nella stanza e ai singoli personaggi che rappresentano ognuno un diverso tipo di insicuro”.
Ventotto anni, diplomato al Dams di Roma, Abrignani ha le idee chiare sul corto da girare: “Sarà un horror thriller con sfumature fantasy, utilizzeremo una chiave monocromatica con colori rossi per comunicare un’atmosfera onirica e misteriosa” e, grazie al contributo del direttore alla fotografia Michele Falleri, anche effetti speciali: “Stiamo usando una piccola macchina del fumo per appiattire l’immagine e dare una diversa profondità di campo, ma lavoreremo anche sulle ombre che verranno incise sulle pareti grazie all’impiego di una luce molto forte proiettata in un’unica direzione”. E, a dimostrazione della sua attitudine a sperimentare, la crew ha deciso di utilizzare anche luci ultraviolette ed elementi in fluorescenza, soprattutto nel make up; per far ciò, si avvale da due anni della collaborazione di Jessica Iaci, addetta al trucco e parrucco: “Ho fatto un make up semplice che cambierà sfumatura e colore a seconda della luce che verrà utilizzata – illustra la venticinquenne – non è stato un lavoro lungo, in un’ora ho fatto tutti gli attori. Di solito faccio ferite e trucco splatter”.
Make up artist di professione da cinque anni e insegnante a livello accademico di trucco cinematografico e teatrale, Jessica svolge un lavoro fondamentale all’interno di un set o di un cast: “È una figura professionale molto richiesta e c’è tanta concorrenza – afferma la truccatrice genovese – sia che si tratti di un film o di uno spot televisivo, il trucco c’è sempre dietro. Sembra un lavoro facile all’apparenza, ma non è così perché basta una goccia di sudore durante la ripresa che bisogna rifare tutto”.
A partire dalla location, le premesse per lavorare bene ci sono tutte: “Anche se un corto di pochi minuti può richiedere una sola giornata di lavoro, abbiamo deciso di allungare i tempi in due-tre giornate, facendo diverse riprese della stessa scena e di durate diverse – aggiunge il supervisore ai lavori Marco Spinetti – qualora il corto riuscisse ad arrivare ad un livello qualitativo che ci convince, potremmo anche pensare di svilupparlo in un lungometraggio”.
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