LA METAMORFOSI
FRANZ KAFKA
“Un libro che ha fatto la storia e ancora oggi gode di un’ottima fama riuscendo ad essere, nonostante la vetusta età, ancora molto attuale: “La metamorfosi” è una gigantesca metafora delle nostre vite schiacciate dalle convenzioni sociali e della difficoltà di comunicazione che molte volte ci sono anche in ambiti familiari o con i nostri simili”. Questa volta il libro presentato da Riccardo Bianco, è un racconto particolarmente adatto ai tempi di lettura estivi. Bianco analizza per noi uno dei classici della letteratura del secolo scorso spiegandoci perché l’ha scelto e che cosa lo abbia motivato nella sua analisi. Bianco è stato finalista in premi letterari: ha pubblicato “Ci scusiamo per il disagio” , ma anche racconti brevi come “Nata sulla Luna”, “La casa in affitto” “Stasera cucino io”. Come autore ci consiglia libri e letture.
I MIEI PERCHÈ
RICCARDO BIANCO
A chi non è mai capitato di svegliarsi una mattina con una strana sensazione. Soprattutto di questi tempi che un giorno ci si sveglia con una pandemia mondiale e un altro giorno con una guerra in corso. Ma anche pensando a cose più piccole e più “quotidiane” può capitare di aprire gli occhi per la prima volta nella giornata e sentirsi semplicemente diversi.
Solitamente nella letteratura, o ancora di più nei film, i tormenti del pensiero arrivano di notte, quando si dovrebbe trovare il sollievo e la pace del sonno, tanto da aver paura di andare a dormire proprio per non dover fare i conti con i propri incubi. Leggendo questo libro invece si ha il problema opposto: aver paura di come può essere il risveglio al mattino.
Al protagonista di questa storia però è andata molto peggio. Gregor Samsa dopo una notte di sonni inquieti si ritrova sempre nel suo letto, e fin qui nulla di strano, ma presto si scopre trasformato in un enorme scarafaggio.
I più appassionati di letteratura sicuramente conoscono le vicende che Gregor ha dovuto affrontare nel racconto “La metamorfosi” di Franz Kafka. Un libro che ha fatto la storia e ancora oggi gode di un’ottima fama riuscendo ad essere, nonostante la vetusta età, ancora molto attuale.
Ma cosa poter raccontare di una storia per cui forse sono già state spese tutte le parole? Per quanto può essere un argomento trito e ritrito in verità può esserci, anzi sicuramente ci sarà, qualcuno che non l’ha mai letto. Forse è arrivato proprio il momento di recuperare.
Anche io ad esempio, per quanto appassionato di libri e di storie ammetto che ho letto per la prima volta per intero questo racconto solo qualche giorno fa approfittando di qualche giorno di ferie. Solitamente con questo caldo soffocante non riesco a concentrarmi su romanzi troppo lunghi, quelli arrivano con l’autunno, quindi racconti e collezioni di racconti per me sono perfette, sotto l’ombrellone o al cospetto di una montagna. Tornando alla narrazione, da parte mia non ci sono stati molti colpi di scena perché pur non avendola mai letta integralmente conoscevo già le vicende, ma un conto è sondare la superficie un altro è tuffarsi nelle profondità delle pagine.
A parte lo stupore iniziale anche Gregor si abitua alla sua nuova situazione d’insetto, vivendo rassegnato, e questa è la cosa peggiore che si possa fare. Accettare la realtà che ci viene messa davanti agli occhi, solo perché qualcuno ha deciso così per noi, senza cercare di cambiarla se non ci piace o non ci soddisfa.
Il monito del libro è proprio questo. Cercare di non farsi imprigionare, o rendersene conto se già lo si è, dagli schemi e dalle gabbie della società, del lavoro e della famiglia. Schemi che ci possono rendere impersonali, non caratterizzati, come appunto degli insetti.
Un esempio Kafka ce lo fornisce proprio all’inizio dopo il suo incipit ad effetto che ci butta di prepotenza dentro il problema e ci fa capire che la prima preoccupazione del protagonista non è tanto la sua nuova forma mostruosa, ma più il fatto di essersi svegliato tardi e quindi non potersi presentare in tempo a lavoro, a riprova di quanto questi meccanismi mentali della borghesia dell’epoca siano ben radicati.
“La metamorfosi” è quindi una gigantesca metafora delle nostre vite schiacciate dalle convenzioni sociali e della difficoltà di comunicazione che molte volte ci sono anche in ambiti familiari o con i nostri simili.
Tutta la vicenda si svolge nella casa dei Samsa, ma in maniera particolare nella camera di Gregor, un’ambiente piccolo e asfissiante come la sua vita oppressa tra gli impegni ferrei del lavoro e la continua necessità di essere all’altezza di quello che la sua famiglia si aspetta da lui.
All’inizio la famiglia, seppur riluttante, se prenderà cura in qualche modo perché il loro sostentamento era possibile proprio grazie al lavoro redditizio di Gregor. Ma quando si verranno a creare dei nuovi equilibri, essendo ormai chiaro che il giovane non guarirà, in qualche modo anche l’affetto verrà meno, facendogli percepire il grosso insetto solo per un grande impedimento e un fastidio di cui doversi occupare.
Sicuramente le cose sono cambiate rispetto al tempo del racconto, dove i concetti sono per motivi narrativi esasperati, ma “La metamorfosi” offre materiale di qualità su cui riflettere. Nel libro infatti ci sono anche riscontri autobiografici con la vita dell’autore che trovava impossibile la conciliazione delle sue passioni con le aspettative della propria famiglia, schiacciato dalle costrizioni della vita borghese.
Forse sono cambiate alcune regole rispetto ad allora, ma a volte sembra proprio che alcuni meccanismi, che ci possono far svegliare.
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