Standing ovation, emozioni e tanta soddisfazione per l’esibizione della ballerina quilianese Chiara Bruzzese insieme a Carlo Froi e Alice Grandoni a “BALLANDO PER LE DONNE” presso il Teatro Chiabrera di Savona
SABRINA ROSSI
Successo di emozioni e di pubblico per la manifestazione benefica in aiuto delle donne vittime di violenza “BALLANDO PER LE DONNE” che si è tenuta sabato 27 maggio alle ore 21 al Teatro Chiabrera di Savona, organizzata dallo Zonta Club Savona con l’ASD Semplicemente Danza e il patrocinio del Comune di Savona. Un evento che ha visto la partecipazione di dieci coppie, un po’ sulla scia del programma televisivo “Ballando con le stelle” come struttura della gara; dieci “vip” savonesi, come il campione mondiale di moto d’acqua Fabio Incorvaia vincitore di questa edizione insieme a Giulia Dotta, l’attore e sceneggiatore Alessandro Campanile, l’assessore Maria Gabriella Branca, si sono esibiti con ballerini dell’ASD Semplicemente Danza.
L’intero ricavato della manifestazione sarà devoluto all’associazione “L’isola che c’è”, una casa di accoglienza per donne vittime di violenza, un rifugio per tutte coloro che si trovano in situazioni di pericolo e difficoltà.
Sul finale della serata è stata proposta una esibizione degli insegnanti dell’ASD Semplicemente Danza, ma la coreografa quilianese Emilia Briano ha voluto lasciare il posto sul palco alla sua allieva e campionessa di danza in carrozzina Chiara Bruzzese che, insieme ai compagni Carlo Froi e Alice Grandoni, si è esibita sulla musica di “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini. Emozioni uniche, commozione, grande successo per un’esibizione che ha incantato l’intero teatro.
“La manifestazione è andata molto bene – afferma soddisfatta la coreografa quilianese Emilia Briano – Alla conclusione dell’evento sono state richieste esibizioni da parte di noi insegnanti, ma io ho voluto dare spazio a Chiara Bruzzese che si è esibita insieme a Carlo Froi e Alice Grandoni sulle note di “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini. In una serata di beneficenza in aiuto delle donne vittime di violenza è stata la scelta ideale, un trio in cui ci sono state parti, si sono scambiate sinergie, c’era chimica, elettricità, violenza coreografata e il colore rosso del vestito e nel finale. Una coreografia di questo tipo ha rappresentato anche la violenza psicologica, in cui si pensa che l’uomo stia sollevando la donna tenendola a sé, ma in realtà la butta giù: la classica relazione tossica da cui la donna non riesce a uscirne, una violenza molto forte, che esiste, silenziosa ed invisibile. Poi nella coreografia viene rappresentata anche la violenza fisica, dove il ballerino intinge di colore rosso le sue compagne di ballo sulla bocca, nel collo… la violenza che si vede. Questa esibizione ha avuto un notevole successo, il pubblico ha reagito veramente bene, si è emozionato ma non avevo dubbi. Ci metto sempre l’anima nel fare le coreografie per questi ragazzi, soprattutto perché so che loro ci mettono veramente l’anima quando entrano in scena. Per me in questo modo il significato della danza ha preso la giusta strada, la danza inclusiva è un contesto che mi fa emozionare ed è veramente potente, come è potente vederli felici. Il mio amore per la danza lo devo a loro”.
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