Il lago del torchio o della pecora, suggestioni nel bosco e storie inusuali da farsi raccontare.
MARIO MUDA
In una delle zone più suggestive dei boschi di Quiliano (anche se in questo caso è difficile stilare una graduatoria, visto quanto sono numerosi e suggestivi i luoghi da vedere) c’è una località che ha due caratteristiche: la prima è il nome U LOIÛ DI TORCHÙ, che letteralmente significa “Il lago del torchio” e poi la leggenda che lo caratterizza.
Poco più in su di questo laghetto, molto caratteristico, ci sono i resti di numerose cascine e la strada conduce alle Tagliate. Il laghetto è sulla strada dei 5 ponti, ci arrivi da Montagna, ma volendo puoi arrivarci anche da Roviasca risalendo il Trexenda, un ruscello dalla forte e impetuosa personalità.
La suggestione delle sue acque si può ammirare da un ponte che prima era uguale a tutti gli altri che danno il nome al percorso. L’alluvione del ’92 lo ha portato via, allora le associazioni dei cacciatori lo hanno sostituito con quello esistente, meno significativo, ma in grado di far superare il guado senza eccessivi rischi.
Nel bosco, in mezzo agli alberi, con i giochi delle suggestioni dei raggi di sole, lo spettacolo è davvero unico e carico di emozioni. Il pathos cresce se si conosce la storia che circonda il laghetto. Più che una leggenda si tratta di una diceria.
Secondo i racconti comuni, una pecora finita nelle sue acque profonde non è più riemersa ed è rispuntata a Bergeggi. Un racconto che vale un gemellaggio con la località balneare, ma soprattutto è un sottile invito a non tuffarsi nelle gelide (in realtà freddissime) acque del laghetto e anche un monito: chi si tuffa non esce più e soprattutto non è detto che spunti a Bergeggi che ha acque sicuramente più invitanti, ma nessuna storia di pecore balneari da raccontare….
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