TARASSACO, MESSAGGERO D’AMORE
Erba dai milleusi: dal soffione per trarre auspici e caro agli innamorati per conoscere il desiderio del partner alla padella dove è un ottimo contorno. E volendo aiuta a far carriera con i potenti.
LAURA BRATTEL
NOMI COMUNI: taràssaco o tarassàco, noto anche come dente di leone, dente di cane, soffione, cicoria asinina, pisciacane, piscialletto, girasole dei prati, ingrassaporci, erba dei porci e altre varianti regionali.
NOME SCIENTIFICO: Taraxacum officinale
NOME DIALETTALE QUILIANESE: radicciùn
FAMIGLIA: Asteraceae
DESCRIZIONE DELLA SPECIE
Pianta erbacea perenne con grossa radice a fittone; può raggiungere un’altezza compresa tra i 10 e i 30 cm. Ai primi tepori sviluppa una rosetta di foglie basali munite di corto gambo, la cui forma può essere lanceolata con margine dentato, o lobata, con segmenti più o meno incisi.
Durante la primavera si sviluppa l’infiorescenza, di un bel giallo dorato, composta da elementi esterni nastriformi (fiori ligulati, simili a petali) e fiori tubolari centrali. Lo stelo è cavo e se spezzato emette un liquido lattiginoso.
I frutti sono acheni provvisti del caratteristico pappo, un ciuffo di peli pianchi, che formano il ben noto soffione.
HABITAT
Il tarassaco è pianta comune dei luoghi incolti e dei prati esposti al sole, ma non disdegna la mezzombra al margine dei boschi, e possiamo trovarlo anche in zone ruderali o sul ciglio delle strade.
PROPRIETÀ OFFICINALI
Le virtù officinali del tarassaco sono molto simili a quelle della cicoria: si tratta di un ottimo diuretico, drenante, disintossicante del fegato. Ha proprietà digestive ed antinfiammatorie.
Tutta la pianta è ricca di vitamine (provitamina A, C, E e complessi del gruppo B) e sali minerali, in particolare potassio, ma anche ferro, calcio, magnesio, zinco e selenio. Queste sostanze tuttavia sono maggiormente concentrate nelle radici, dalla cui tostatura si può ricavare, come nel caso della cicoria, una bevanda simile al caffè.
Il tarassaco inoltre contiene importanti antiossidanti, utili a ripristinare lo stress ossidativo quotidiano subito dall’organismo: parliamo di flavonoidi, carotenoidi (in quantità ben superiore a quelli della carota stessa), acido caffeico e svariati tipi di polifenoli.
Non dimentichiamo poi il contenuto in sostanze amare, quali la tarassicina, stimolante dei succhi gastrici, pancreatici e biliari, che favorisce quindi una buona digestione, e di inulina, utile a nutrire la flora batterica e a facilitare il transito intestinale.
Per queste sue stesse caratteristiche, tuttavia, va evitato un eccessivo consumo in caso di gastrite o calcoli biliari; è sconsigliato durante la gravidanza e l’allattamento.
CURIOSITÀ E NOTIZIE STORICHE
Incerta è l’etimologia del nome del tarassaco: secondo alcuni autori deriverebbe dal greco “tàrachos”, disordine, e “àcos” rimedio, nel senso di rimedio per ogni male, secondo altri la sua origine andrebbe ricercata in una parola araba indicante la cicoria selvatica, cui il tarassaco assomiglia nella forma della foglia.
Il tarassaco veniva citato già da botanici greci e romani, quali Teofrasto e Plinio il Vecchio, ma sarà solo con le accurate descrizioni che ne fecero i medici arabi nel X e XI secolo che il suo uso quale diuretico verrà riconosciuto e diffuso ovunque.
Durante il medioevo, in base alla Teoria delle Segnature, la pianta conobbe un successo strepitoso. Secondo questa teoria o dottrina, i cui accenni non mancano già a partire dal mondo greco, veniva sostenuto che le erbe somiglianti a certe parti del corpo potessero trattare i disturbi di quelle stesse parti. Questa teoria verrà poi approfondita e sintetizzata da Paracelso, medico ed alchimista cinquecentesco, nel suo scritto “Signatura Rerum Naturalium” (Sulla segnatura delle cose naturali).
Rifacendosi al principio della segnatura, il tarassaco avrebbe richiamato nel colore giallo del fiore il suo potere di curare malattie biliari. Fu quindi utilizzato per la cura di patologie legate a fegato e bile. La scienza moderna ha appurato che il tarassaco è veramente efficace nella cura di questi disturbi, ma ciò non è ovviamente dovuto al colore del fiore.
Nella medicina popolare era tradizionale l’uso del tarassaco da parte delle donne sotto forma di tisana, per ottenere un incarnato più luminoso e una pelle più liscia e pura.
Bizzarra la descrizione che ne fa il medico bolognese Baldassarre Pisanelli, che nel suo “Trattato della Natura dei Cibi e del Bere” (1583) menziona un uso popolare di un unguento a base di tarassaco per “[…] impetrare i favori dei potenti e ottenere da loro ciò che si desidera.” Giustamente, poi, ne richiama l’uso quale depurativo del fegato, diuretico ed antinfiammatorio. E, secondo il dotto medico, bere succo di tarassaco poteva essere utile in caso di morsicature di scorpioni.
Un’ultima curiosità: il tarassaco sarebbe collegato simbolicamente all’idea del desiderio.
Secondo antiche usanze il soffione veniva utilizzato dagli oracoli per trarne auspici in base al modo in cui i singoli semi si sarebbero dispersi nell’aria, e gli innamorati vi soffiavano sopra, affidando ad esso la loro brama della persona amata. Se i semi fossero volati via tutti insieme al primo soffio, avrebbe significato che il loro amore era corrisposto.
UTILIZZI IN CUCINA
Il tarassaco è un ottimo alimento-medicamento, e il consumo di foglie, sia crude che cotte, è altamente auspicabile.
Le foglie si possono raccogliere tutto l’anno, ma mentre all’inizio della primavera sono tenere e croccanti, tanto da costituire un meraviglioso ingrediente per il consumo a crudo in insalata, nel corso dell’anno tenderanno a diventare coriacee, per cui è preferibile farle cuocere.
Le foglie lessate e saltate in padella con aglio e olio costituiscono un salutare e saporito contorno, ma rientreranno anche nella preparazione di minestre dal sapore piacevolmente virante tra il dolce e l’amarognolo.
Per noi Liguri il tarassaco fa parte della composizione del tipico “prebuggiùn”, il misto di verdure selvatiche che costituisce la base per pansotti, ravioli o torte salate, ma, avendone a disposizione, potrà anche essere consumato in purezza, per sprigionare tutto il suo caratteristico aroma e le sue virtù terapeutiche.
Ricordiamo, inoltre, che i boccioli dei fiori possono essere conservati sott’aceto o sotto sale, per essere usati come i capperi, e che dai fiori, uniti a polpa di mela, si ottiene una particolare marmellata, idonea ad accompagnare formaggi stagionati.
Il miele di tarassaco, dal colore giallo vivo, presenta le stesse proprietà depurative, diuretiche, drenanti ed antinfiammatorie della pianta da cui esso deriva.
LA RICETTA
Boccioli di tarassaco sott’aceto
Ingredienti:
– una manciata o due di boccioli di tarassaco
– una parte di aceto e una parte di vino bianco (quanto basta)
– sale grosso
– chiodi di garofano
Procedimento:
Raccogliere una manciata o due di boccioli di tarassaco ancora completamente chiusi, sciacquarli e lasciarli asciugare. Portare ad ebollizione aceto e vino bianco in parti uguali, unitamente a pochi grani di sale grosso e qualche chiodo di garofano. Immergere i boccioli di tarassaco e lasciar sobbollire un minuto. Spegnere e versare il tutto in vasetto di vetro sterile a chiusura ermetica. Capovolgere per sterilizzare e conservare in luogo fresco e asciutto. Consumare entro l’anno.
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