Difficoltà e risorse per il rilancio dell’albicocca sul mercato secondo la Coldiretti di Savona
ANDREA OLIVERI
Se i tempi fossero diversi il serpente avrebbe offerto un’albicocca. Ma di Valleggia perché a quella nessuno sa resistere. E forse la tentazione sarebbe stata anche perdonata. Non potremo mai sapere, ma una cosa è certa: nessun frutto in questa stagione tira più della valleggina. Ne è convinto ed è concorde anche Antonio Ciotta, direttore della Coldiretti di Savona: “E’ un prodotto molto interessante e ricercato dal punto di vista commerciale; il problema è che oggi c’è più domanda che offerta e quest’ultima non può crescere più di tanto per quelle che sono le caratteristiche del territorio”.
L’obbiettivo di Coldiretti è conquistare degli spazi di mercato: “Noi stiamo lavorando con i produttori per trovare degli accordi di filiera che consentano di dare non solo maggiore appeal e visibilità al prodotto, ma anche maggior supporto organizzativo e di competenza alla filiera intera”.
Sono circa una ventina le imprese che operano nel ramo delle albicocche sul territorio di Quiliano: “Si tratta di imprese professionali che hanno mercato, capacità di vendita e quindi possibilità di reddito per la famiglia: noi non vogliamo limitare la loro esperienza – spiega Ciotta – anzi, vogliamo poter dare la stessa possibilità anche ad altri e poterla estendere ad altri settori”.
AGRICOLTURA SETTORE IN ESPANSIONE
Quello dell’agricoltura è stato uno dei pochi settori autorizzati a continuare a produrre in tempo di pandemia: “Noi abbiamo avuto una battuta d’arresto importante sul piano commerciale ed economico – afferma – tuttavia credo che questo stop abbia messo in luce sia alcune potenzialità del territorio a cui prima non davamo la giusta attenzione, sia delle criticità in termini organizzativi del nostro sistema produttivo”.
Tuttavia, il direttore della Coldiretti savonese non nasconde le grosse difficoltà incontrate nella ricerca di manodopera per le aziende agricole: “Per questo, abbiamo ideato un portale per favorire l’incrocio della domanda con l’offerta nel mondo del lavoro – aggiunge – nella sola provincia di Savona abbiamo avuto più di cento adesioni: ciò vuol dire che il nostro settore ha le potenzialità per diventare un punto di riferimento sia in termini economici che sociali”.
Non solo, il lockdown ha spinto anche quei giovani che si sono ritrovati esclusi dal loro sistema lavorativo a cercare risposte (e impiego) proprio nel settore agricolo. Ciò nonostante Savona non presenti proprio le condizioni ottimali per il lavoro della terra: “Credo che la nostra sia la provincia con il più alto numero di superficie boschiva, quindi non è semplice trovare terreno da dedicare all’agricoltura – ricorda Ciotta – è comunque una realtà specializzata su vino, olio e florivivaismo che ha possibilità di crescita; se si tiene inoltre conto di tutte le attività connesse, come ricettività e sistema degli agriturismi – conclude – si capisce come questo settore può e sa essere determinante anche nel nostro territorio”.
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