Torinese, veniva in vacanza a Finale Ligure e ad Albissola.
SABRINA ROSSI
Il legame a questa terra, anche a distanza di quasi un secolo dalla sua morte è rimasto intenso perché Pier Giorgio Frassati, patrono delle Confraternite e dei giovani di Azione Cattolica, è amato e seguito dalla confraternita di San Sebastiano di Valleggia che lo ricorda sabato 4 luglio nella chiesa parrocchiale alle 17 con l’adorazione eucaristica in sua memoria e alle 18 con una messa. In un recente passato, inoltre proprio la Confraternita, ha organizzato un convegno e una mostra organizzata dal priore di Quiliano Fabio Cecchini, parte nell’oratorio e parte nella Sala mostre di Palazzo Nervi sede della Provincia di Savona dedicati a “Un beato moderno.
UOMO DI FEDE SENZA OSTENTAZIONE
Il valore di una persona si vede dalle tracce che lascia. E il primo segno riconoscibile del valore di Pier Giorgio Frassati lo si vide all’indomani della sua morte quando per i funerali di questo studente stroncato dalla poliomielite a soli 25 anni parteciparono molti amici, ragguardevoli personalità, ma soprattutto tantissimi poveri che il giovane aveva quotidianamente aiutato, supportato e confortato senza che nessuno sapesse di questa sua opera misericordiosa. Sapendo della sua fede, profonda e manifesta, però nessuno si era stupito di questa sua grande e oscura dedizione evangelica.
Per la moltitudine dei partecipanti, qualcuno dei presenti paragonò quei funerali a quelli di San Giovanni Bosco, altro Santo torinese popolarissimo.
Davanti al popolo così numeroso, che accorse a dare l’ultimo saluto al figlio, per la prima volta i suoi familiari capirono, vedendolo tanto amato, dove e come aveva vissuto Pier Giorgio.
E dicono che il padre, giornalista, e proprietario de La Stampa, abbia asserito con uno stupore misto ad amarezza: «Io non conosco mio figlio!».
VALORI PROFONDI E AMORE PER I POVERI
A Pier Giorgio Frassati, alla sua figura e al suo valore evangelico, in occasione della sua beatificazione, avvenuta il 20 maggio 1990, da parte di papa Giovanni Paolo II il «Times» di Londra ha dedicato un articolo in prima pagina.
Cresciuto in una famiglia alto borghese e poco unita, attenta più all’apparenza che all’essere, all’avere più che ai sentimenti, per Pier Giorgio Frassati, ogni suo atto era svolto con la volontà del missionario, dell’evangelizzatore non a caso alcuni suoi cari amici scelsero la strada del sacerdozio.
Credente in Dio, confessava la sua fede con aperta manifestazione di culto, concependola come una milizia, come una divisa che si indossa in faccia al mondo, senza mutarla con l’abito consueto per comodità, per opportunismo, per rispetto umano. Convintamente cattolico e socio della gioventù cattolica universitaria della sua città, superava gli scherni borghesi partecipando alle cerimonie religiose, facendo corteo al baldacchino dell’Arcivescovo in circostanze solenni. Non un bigotto, ma un cristiano che viveva in modo solare la propria fede. Ragazzo molto vivace, aperto, sempre allegro e ricco di energie praticò numerosi sport, ma furono soprattutto le escursioni in montagna a costituire la sua più grande passione, come documentato dalle numerose fotografie. Iscritto anche a varie associazioni alpinistiche, partecipò attivamente a circa una quarantina di gite ed escursioni. Ma, in ogni momento e in qualunque circostanza, la fede e il Vangelo furono la sua bussola.
«Aiutare i bisognosi – rispose un giorno alla sorella Luciana – è aiutare Gesù». In famiglia nessuno sapeva delle sue opere caritative e mai compresero prima della morte chi fosse veramente Pier Giorgio, questo figlio così diverso dal cliché alto-borghese di famiglia, sempre pronto ad andare in chiesa e mai a prendere parte alla vita mondana del suo stesso ceto.
È probabilmente visitando i poveri nelle loro abitazioni che Pier Giorgio contrasse una malattia fulminante che lo portò repentinamente alla morte in meno di una settimana. Il suo messaggio e la sua figura non sono passati invano nel mondo giovanile cattolico che ancora oggi lo considera un punto di riferimento e, come nel caso di Quiliano, lo ricorda nel giorno della sua morte avvenuta il 4 luglio 1925.
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