RAPONZOLO, CASA PER FATE
È nella hit parade delle piante officinali , gettonatissimo: va dalla cura del diabete a quella per le verruche. Per la sua bellezza ha affascinato tutte le mitologie e nelle fiabe ha ricevuto l’omaggio dei fratelli Grimm e di Walt Disney. Ma a Quiliano è un must del prebuggiun.
LAURA BRATTEL
NOMI COMUNI: Raponzolo, raperonzolo, campanula raponzolo, campanula commestibile
NOME SCIENTIFICO: Campanula rapunculus
NOME DIALETTALE QUILIANESE: rampùsciu
FAMIGLIA: Campanulaceae
DESCRIZIONE DELLA SPECIE
Pianta erbacea bienne con grossa radice a fittone. La radice, bianca e carnosa, si presenta a polpa soda e croccante all’inizio della primavera, mentre con l’andar del tempo diventa più coriacea e fibrosa.
Le foglie basali, oblungo-obovate, sono piuttosto gracili e portate da un lungo picciolo sottile; quelle che si sviluppano in seguito, durante la fioritura, sono invece più robuste ed assumono forma lanceolata.
Lo stelo fiorale può raggiungere l’altezza di un metro e reca numerosi fiori ascellari, più o meno distanziati tra di loro, di color blu-violetto e di forma campanulata. Il calice del fiore è formato da un tubo terminante con cinque denti lineari più o meno accentuati.
Il frutto è una capsula contenente numerosi semi.
HABITAT
In Italia questa specie è presente ovunque, tranne nelle isole. Predilige i suoli calcarei, ma può colonizzare anche altro tipo di terreno. Si trova nei prati, negli incolti, negli uliveti, anche su suoli aridi.
PROPRIETÀ OFFICINALI
Anche il raponzolo, come molte altre erbe spontanee che compongono il nostro “prebuggiùn”, è specie commestibile, ma ha anche proprietà officinali.
Innanzitutto contiene molta vitamina C, utile per rinforzare il sistema immunitario. A questa si uniscono sali minerali, tannini e resine, oltre ad interessanti sostanze antiossidanti che ne fanno un alleato per la salute: ha proprietà diuretiche, rinfrescanti, digestive e lassative.
L’azione lassativa è assicurata soprattutto dal consumo della radice, ricca di fibra ed inulina. L’inulina ha una struttura molecolare a catena zuccherina complessa, ma è molto diversa dall’amido. Essa scindendosi, con la digestione, non produce glucosio, ma levulosio: quest’ultimo ha efficacia per le sue proprietà digestive e lassative, inoltre non crea alcun tipo di problema ai diabetici, che quindi ne possono consumare senza timore.
Foglie e fiori del raponzolo hanno anche virtù antinfiammatorie ed antisettiche. In passato le applicazioni di cataplasmi a base di foglie fresche erano usate per combattere le verruche, mentre con l’infuso di fiori e foglie venivano fatti gargarismi per le infiammazioni di bocca e gola.
CURIOSITÀ E NOTIZIE STORICHE
Il nome di genere descrive la forma del fiore, dalla struttura a campana, mentre il nome di specie, “rapunculus”, è riferito alla radice ingrossata, simile ad una piccola rapa.
Nel folklore europeo, specie in quello dei Paesi nordici, questa pianta, come altre campanulacee, è legata al mondo magico delle fate, che si dice abbiano la loro dimora proprio all’interno del fiore.
Chi non ricorda la minuscola fatina amica di Peter Pan? Non a caso si chiamava “Campanellino”, nome di un altro fiore dalla struttura simile, per quanto appartenente ad una famiglia differente.
Le campanule, come il nostro raponzolo, possono essere la casa, il berrettino o la gonnellina delle fatine dei fiori che si nutrono del loro nettare e bevono la rugiada che si deposita al loro interno.
Le fate si prendono cura dei fiori, sono le custodi dei germogli e assistono al loro sbocciare. Possono essere dispensatrici di salute nei confronti degli umani, oppure possono lanciare loro terribili anatemi. La loro origine è antichissima e vengono rappresentate in forme femminili leggiadre ed aggraziate, ma possono essere animate da straordinaria crudeltà. Probabilmente queste credenze sono legate ad un mondo ancestrale e primitivo che si stupiva di fronte agli elementi naturali ora benefici, quali le virtù officinali dei fiori, ora malefici, quali le sostanze tossiche contenute negli stessi. Per questo motivo queste creaturine magiche possono essere così incostanti e lunatiche, capricciose ed instabili.
Ogni cultura ha le sue fate, dalle “fairies” inglesi alle nostre fate fanciulle, fino alle creature mitologiche greche delle ninfe: le naiadi, abitanti delle acque, le driadi delle foreste, le oreadi dei monti. Alle varie specie di campanule ogni cultura ha tributato storie, miti e leggende… e le loro fate a custodia dei timidi eppur splendidi fiori.
Si racconta che in certe notti d’estate le fate che abitano queste campanelle le stacchino gentilmente dagli steli per usarle a mo’ di lanterna, e con esse vadano in processione per i boschi, per danzare e fare festa. Ad essere fortunati, si potrebbero percepire i loro sommessi tintinnii.
Tuttavia, udire tali suoni può anche essere un triste presagio. Una leggenda narra infatti che colui che si trovasse ad ascoltarli sarebbe destinato a morire in breve tempo, e non a caso in molte culture questi fiori sono noti anche come “campane dei morti”.
Ovviamente, per concludere, è doveroso ricordare la fiaba “Raperonzolo”, raccolta dai fratelli Grimm e nota al grande pubblico per una famosa versione animata della Disney, cui non possiamo non pensare leggendo il nome di questo fiore.
“Raperonzolo” o “Rapunzel”, antica fiaba della tradizione europea, ci parla di una sfortunata bambina rinchiusa in una torre. Probabilmente si rifà alla storia mitologica di Danae, rinchiusa dal padre in una torre in seguito ad una terribile profezia. A sua volta la leggenda di Danae pare abbia origine da un antichissimo racconto eroico persiano.
Il fascino dei fiori, evidentemente, ha da sempre rapito la fantasia degli uomini…
UTILIZZI IN CUCINA
Il raponzolo non solo rientra nel mazzetto di verdure spontanee commestibili che possiamo lessare per poi cucinare in mille modi, ma è anche ottima insalata da consumare cruda, in purezza o mescolata ad altre essenze selvatiche.
Si consiglia, in questo caso, di prelevare la pianta insieme alla radice, naturalmente prima della formazione dello stelo floreale. La radice, succosa, croccante e carnosa, ha un sapore dolce che ricorda quello delle nocciole e si presta anche alla preparazione di sfiziosi antipasti o risotti. Prima di utilizzarla per i nostri manicaretti, sarà nostra cura pulirla accuratamente, togliendo tutti i residui terrosi, e poi raschiarla delicatamente con un coltellino, per separare la pellicina amarognola che la avvolge, proteggendola.
Inoltre possiamo vivacizzare le nostre insalate aggiungendovi i colorati fiorellini del raponzolo, tanto salutari e ricchi di benefici quanto di bontà e bellezza.
LA RICETTA
Insalata dai mille colori
(Ricetta di famiglia)
Per questa ricetta non servono né ingredienti, né spiegazioni riguardo il procedimento, ma è sufficiente andar con calma per prati, osservarsi intorno, saper cogliere forme, profumi e colori… Raccoglieremo una fogliolina bella tenera qui, un’altra di un bel verde delicato là, e poi qualche fiorellino… bussando, prima, e chiedendo il permesso, per non disturbare le fatine che eventualmente li abitano…!
Scherzi a parte, per questa insalatina fresca e stuzzicante l’unico limite è dato dalla nostra fantasia, e chiaramente dalla nostra capacità di saper distinguere e riconoscere le erbe spontanee mangerecce più dolci e più tenere. Ricordiamo di andare ad effettuare la raccolta sempre in luoghi lontani da fonti inquinanti, rispettiamo le proprietà private, non lasciamo rifiuti a terra.
Possiamo mettere foglioline e radici ben pulite del nostro raponzolo (Campanula rapunculus), ma anche foglioline del caccialepre (Reichardia picroides), del grespino dei prati (Sonchus oleraceus), della costolina (Hypochaeris radicata), del papavero (Papaver rhoeas), e se ci piacciono i sentori forti anche della senape selvatica (Sinapis arvensis) e i germogli del ravanello selvatico (Raphanus raphanistrum). Inoltre, se ci garbano i sapori particolari, possiamo aggiungere qualche foglia di pimpinella (Sanguisorba minor), che ricorda il cetriolo, di finocchietto selvatico (Foeniculum vulgare), o di erba brusca (Rumex acetosella).
A chi vuole assaporare tutta la dolcezza che può offrire la Natura, suggerisco di cogliere qualche germoglio di bubbolini o strigoli (Silene vulgaris), foglioline di dente di leone (Leontodon hispidus) e ingentilire il tutto con l’ombelico di Venere (Umbilicus rupestris), dalle tipiche foglioline tondeggianti chiamate nel nostro dialetto quilianese “cuculli”.
Ma se volete veramente gustare con gli occhi, prima che con il palato, la vostra insalatina selvatica, consiglio di raccogliere anche qualche fiorellino dai vivaci colori, tra cui proprio quelli del nostro raponzolo (Campanula rapunculus), a cui aggiungeremo petali di margherita gialla e bianca (Coleostephus myconis e Leucanthemum vulgare), violette di varie specie (mammola ossia Viola odorata, viola dei campi ossia Viola arvensis, viola selvatica ossia Viola canina, e altre), petali di fiori di stecade (Lavandula stoechas) e di calendula (Calendula officinalis).
E questa, oltre che una pietanza salutare, è anche una creazione artistica!
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