Mai stendere i vestiti dei bambini fuori ad asciugare, dargli sempre tre nomi per depistare il demonio. Ogni popolo porta con sé un bagaglio di tradizioni, cultura, credenze. Ma anche antiche superstizioni che in passato hanno influenzato la vita di molti e che, ancora oggi, sono conosciute, raccontate dagli anziani ai più giovani, tramandate. E, perché no, da qualcuno ancora praticate.
SABRINA ROSSI
Come in molti paesi, anche a Quiliano esistevano credenze popolari, superstizioni e pratiche per difendersi da streghe, spiriti maligni. Ce ne parla in modo approfondito anche Clizia Briano sul suo sito web relativo alla località Capanne e riportato su Quilianonline nella sezione “Frazioni” – “Cadibona”.
“Dopo che ha suonato l’Ave Maria tutte le streghe son per la via!” non è che una delle tante credenze diffuse nelle nostre vallate liguri. Moniti e segni scaramantici che il tempo non ha cancellato del tutto.
Solitamente erano gli uomini che uscivano la sera e raccontavano di incontri con figure dalle strane sembianze.
Oltre a questi racconti esistono anche numerose superstizioni nate per cacciare le entità maligne:
– Di sera non bisognava mai lasciare stesi fuori di casa i vestiti dei bambini per evitare che i fanciulli fossero vittima delle fatture delle streghe.
– Quando era ormai buio non bisognava mai usare la scopa per pulire i pavimenti perché l’utilizzo di questa poteva irritare le streghe e perché, scopando, si allontanavano gli spiriti buoni e si portavano in casa quelli cattivi.
– Per non far arrabbiare le streghe non si doveva mai appoggiare la scopa all’uscio.
– Ai bambini appena nati venivano assegnati tre nomi non solo per tradizione, ma anche per ingannare il maligno, il quale, in questo modo, aveva difficoltà a trovare la persona da colpire, avendo questa tre identità diverse.
Inoltre, c’erano alcune donne che venivano definite streghe, come a Margheitìn du Drìa, una donna molto magra, sempre vestita di nero e molto coperta. Aveva sempre qualcosa nel grembiule, ma nessuno ha mai saputo cosa fosse, ed in mano teneva un piccolo libro.
Oltre a queste credenze popolari che condizionavano i comportamenti e gli stili di vita delle persone, si aggiungono anche rimedi medicinali per combattere i mali fisici. Eccone alcuni:
– Per guarire la broncopolmonite praticavano dei salassi ponendo, per sette giorni, una sanguisuga dietro ad ogni orecchio.
– Un altro rimedio per risolvere la broncopolmonite consisteva nel porre sul torace del malato un coniglio o una gallina esclusivamente di colore nero. Questi animali venivano prima squartati e lasciati integri delle loro viscere.
– Come placebo, per curare un po’ tutte le malattie per le quali non si conosceva altra soluzione, si somministrava l’“acqua ferrata”. In pratica si faceva bere all’ammalato dell’acqua in cui si era precedentemente immerso un pezzo di ferro arroventato.
– Le ragnatele erano utilizzate come emostatico.
– Come emostatico veniva usata anche un’erba chiamata “erba dei cinque nervi” (detta così per le sue cinque caratteristiche nervature).
– Per alleviare i dolori addominali si amalgamava della cicuta con un albume, si avvolgeva il composto in sette teli di lino e si poneva sul fegato.
– Per il periodo della gravidanza c’era una superstizione: le donne in attesa di un bambino non dovevano portare collane perché, se lo avessero fatto, il cordone ombelicale si sarebbe avvolto intorno al collo del feto. Per lo stesso motivo non potevano passare sotto i filari della vite.
Si usava così un tempo, comunque ancora oggi c’è chi non passa sotto le scale e ha paura del venerdì 17…
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