ANDREA OLIVERI
Il 29 aprile 1945 le truppe dell’Armata Rossa entrano nel campo di concentramento di Neuvendorf-A, liberando i prigionieri di guerra internati; tra i 18 italiani sopravvissuti all’orrore c’è anche Pietro Oliveri, classe 1917 e residente a Cadibona.
Era stato internato anni prima, dopo esser stato catturato proprio dai tedeschi sul fronte russo.
Pietro, operaio venne chiamato alle armi nel 1938 e con lo scoppio della guerra era rimasto sotto le armi e non era più tornato a casa, facendo parte del primo reggimento Alpini nel Battaglione Pieve Di Teco e partecipando alle operazioni di guerra dapprima sul fronte occidentale contro la Francia, poi su quello greco-albanese e Jugoslavia. Dopo la Liberazione viene avviato insieme ai compagni di prigionia nelle
retrovie del fronte, in direzione Stettino. Il 4 maggio arrivano nelle vicinanze di Roscof. Qui, i soldati russi chiedono il loro aiuto: ci sono da rimuovere degli ostacoli dalla strada e, tra questi, anche quattro grosse mine non disarmate. L’idea era quella di farle precipitare in un canale adiacente alla strada, ma la prima esplode nell’urto sul fondo del canale, provocando la morte di Pietro e di altri sei italiani. Il verbale di decesso del soldato Oliveri viene inviato al Comando del primo Battaglione Italiani a Dresda solo il 18 luglio 1945. Dopo la guerra, a Cadibona gli verranno intitolate le scuole elementari. Il giorno dopo la morte di Pietro, veniva liberato nel campo Dora-Mittelbaum di Nordhausen il fratello Giovanni, di tre anni più giovane, il quale riuscirà a tornare a Savona nel luglio ’45. Pesava solo 45 chili, ma ce l’aveva fatta.
Tuttavia il ricordo di quegli anni drammatici l’avrebbe accompagnato per tutta la vita, compreso il ricordo del fratello Pietro. Ucciso sulla via del ritorno da una beffa del destino.
Pietro Oliveri (Calice Ligure, 1917 – Roscof, 1945)
FONTI:
G. Patrone, I primi cinquant’anni del Novecento quilianese: Quiliano 1900-1945: scelte amministrative e avvenimenti (Coop. Tipograf, Savona, 2015)
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