Acqua e vino: Quiliano dà da bere a Savona. Il vino si sa, e i vicini ringraziano, dell’acqua si ignora, invece è un rapporto antico e collaudato. Infatti è una storia iniziata quasi due secoli fa e ancora oggi l’acquedotto utilizza oltre le falde del Letimbro e del Sansobbia anche quelle del Quiliano.
SABRINA ROSSI
Fatti storici avvenuti nel nostro territorio hanno dimostrato che l’acqua, purtroppo, è una risorsa esauribile e che la sua mancanza può portare a seri problemi.
Fu il caso di Savona che, nella seconda metà del XIX secolo, pose al centro dell’attenzione la necessità di costruire un acquedotto per non rischiare problemi di tipo sanitario e di sviluppo economico.
Molte furono le proposte che non vennero prese in considerazione e, solo nel 1884, nacque un progetto di canalizzazione delle acque del bacino del Trexenda, nel territorio di Quiliano, realizzato dagli ingegneri Salvatore Bruno e Luigi Mignacco. Questa idea, nonostante il rispetto di tutti i requisiti, non ebbe successo.
In quegli anni, il proprietario della sorgente Crivezza (nel territorio di Stella) Sebastiano Leoncini propose di cedere gratuitamente la proprietà sorgiva a una Società di azionisti savonesi con l’obiettivo di far costruire l’acquedotto e contrastare gli interessi di società straniere sul territorio savonese.
Molto criticato fu il progetto dell’imprenditore Augusto Galopin Sue che prevedeva la realizzazione dell’acquedotto sfruttando le acque del Rio Cornaro in località Tecci a Quiliano.
NASCE L’ACQUEDOTTO I TECNICI SONO SVIZZERI
Dopo varie vicende, nel 1888 nacque la Società Acquedotto di Savona stipulando una prima convenzione tra il Comune e un gruppo di imprenditori con a capo lo stesso Galopin Sue. Lo studio di ingegneria civile svizzero H. Gruner di Basilea venne incaricato del progetto; realizzò la traversa per prelevare le acque, la condotta di adduzione principale e un filtro a sabbia, ghiaia e carbone di circa 460 metri quadrati di superficie. Inoltre vennero realizzati pozzi in località S. Carlo di Quiliano con lo scopo di integrare, nei periodi di siccità, l’impianto di captazione del Rio Cornaro con l’acqua che veniva messa in circolo tramite pompe a vapore; una condotta di adduzione in ghisa per il tratto che andava dal filtro del Rio Cornaro ai pozzi di Quiliano e, da questi, al serbatoio di Savona costruito all’interno del parco del Convento dei Cappuccini della Villetta che essendo in collina poteva poi distribuire per caduta ovunque in città. Finalmente, nel 1890, iniziò la distribuzione dell’acqua potabile a Savona.
Attualmente l’impianto è chiuso e non più utilizzato, ma rimane di proprietà dell’Acquedotto di Savona.
TRE FIUMI PER LA SETE DI SAVONA
Nato, come detto, nel lontano 1888, con il nome di “Società Anonima Acquedotto di Savona”, divenuta “Acquedotto di Savona Spa” nel 1953, che ha incorporato nel 1996 la Società per Azioni Distribuzione Acqua (S.A.D.A.) di Camporosso Mare (IM), l’acquedotto è il gestore del servizio in diversi Comuni della provincia di Imperia.
L’Acquedotto di Savona, infatti, gestisce la rete idrica locale ed il suo comprensorio comprende tutti i comuni costieri da Noli a Varazze e nell’entroterra: Altare, Cengio e Stella, mentre altri nove comuni sono in provincia di Imperia, per un totale di oltre 160 mila residenti. Le falde acquifere sono presenti lungo gli alvei dei torrenti Quiliano, Letimbro e Sansobbia, con moderni sistemi di captazione delle acque sotterranee, che non hanno fatto mai mancare in oltre 130 anni l’acqua ai savonesi.
E se nel primo contratto del 1889 tra il sindaco di Savona Giuseppe Brignoni e il presidente dell’acquedotto Augusto Galopin Sue, la fornitura dell’acqua era di 2600 metri cubi al giorno, oggi, dopo oltre un secolo, i metri cubi erogati sono diventati 19 milioni annui.
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