Alberto Negro, il presidente-giocatore del Valleggia smette (momentaneamente) i panni calcistici per parlarci in qualità di presidente della Pro Loco di Quiliano: impegni , sogni, prospettive e realtà. Un’associazione, che ne racchiude 40, al tempo della pandemia.
BORIS CARTA
«Si, è una storia leggermente diversa: mentre al Valleggia sono legato da un rapporto di amicizia che dura da molti anni, per quanto riguarda la Pro Loco di Quiliano il discorso è più recente. Anzitutto occorre dire che l’associazione, nata nel 2015, opera in un contesto che comprende una quarantina di associazioni, la maggior parte delle quali storiche (la più giovane è nata negli anni ‘70) aventi già all’interno una Pro Loco: quella di Cadibona. E notoriamente la realtà cadibonese, pur appartenendo al Comune di Quiliano, è sempre stata staccata da quella del capoluogo, dove invece si sente molto l’unione con le altre frazioni di Valleggia, Montagna e Roviasca.»
In quali circostanze è avvenuta la sua creazione?
«È stato il frutto di un grandissimo lavoro che ha visto coinvolte tantissime persone: su tutti Massimo Becco, vecchia gloria del calcio quilianese e non solo, che ne è stato il primo presidente. Io, non per disinteresse ma perché non mi è capitata l’occasione, non ho assolutamente partecipato alle operazioni e a tutti gli incontri che hanno portato alla creazione dell’associazione. Per dire, il giorno in cui si è tenuta l’assemblea che ha decretato la nascita della Pro Loco mi trovavo a casa in tuta e ciabatte. Ero tornato da una giornata di lavoro quando due miei amici che si trovavano lì mi hanno chiamato dicendomi: “Ma dai, vieni, così c’è uno in più a votare!”. Così, più per fare un favore a loro che per mia effettiva volontà, mi sono recato alla riunione. A un certo punto, parlando delle candidature alla carica di consigliere, qualcuno ha detto: “Abbiamo ancora due o tre posti, ma scegliamo qualcuno di giovane!”. E poiché i più giovani eravamo io e i miei amici, tutti hanno subito guardato noi. Fatto sta che quasi per caso – anzi, senza quasi – mi sono ritrovato nel consiglio direttivo.»
Però la cosa ti ha appassionato…
«Essendo quilianese, avendo frequentato le scuole elementari a Quiliano e le medie a Valleggia (dove insegnava anche mia madre), bene o male conosco tutti e tutti mi conoscono: per forza di cose ci si sbatte contro anche se siamo una realtà abbastanza grossa. E poiché a me è sempre piaciuto dare una mano era anche naturale che mi appassionassi.»
E la passione, come del resto in tutti i campi, aiuta a superare le inevitabili difficoltà…
«Sicuramente le attività della Pro Loco si scontrano con la realtà che ci opprime, a maggior ragione quando si ha a che fare con una quarantina di associazioni. Nei primi tempi le collaborazioni con le altre associazioni sono state parecchio difficili perché ognuna di esse porta acqua al proprio mulino; pertanto, una Pro Loco nata dal nulla e, più che altro, per la spinta di soggetti che parlavano a livello personale pur appartenendo a talune associazioni, veniva vista con una certa diffidenza nonostante, per definizione, il suo ruolo fosse quello di aggregare e di fungere da coordinatrice. Tuttavia siamo riusciti a farci strada, non tanto in competizione con le altre associazioni quanto in simbiosi. Quiliano è un paese difficile, bisogna riconoscerlo: se a Savona dicono “Né pe mò né pe ben no misciöte con quelli de Cüggén” un motivo c’è perché i detti nascono sempre da un’attenta osservazione della realtà. Noi quilianesi abbiamo tanti interessi e siamo attivi in ogni campo. Per me quella della Pro Loco è stata un’esperienza assolutamente formativa perché mi ha permesso di stringere amicizia con un sacco di persone che prima, al massimo, salutavo incrociandole in paese e di collaborare con moltissime associazioni delle quali, in precedenza, quasi ignoravo l’esistenza. Va detto poi che, fra Pro Loco e Polisportiva, taluni eventi (sport, riscoperta del territorio, escursioni) si vanno a intrecciare. E alla fine siamo tutti lì.»
In quali circostanze è maturata la tua “scalata al vertice”?
«Dopo tre anni Massimo ha deciso di lasciare la presidenza rimanendo come socio attivo, se non il più attivo visto che è lui la vera anima della Pro Loco. A quel punto, essendo io per deformazione professionale abituato a discutere e a trovare la mediazione tra le parti, mi è stato chiesto di assumere questa carica che, devo ammettere, è più formale che altro perché il mio lavoro, purtroppo o per fortuna, mi tiene impegnato parecchio non solo durante la settimana e, di conseguenza, non mi permette di essere sempre presente e attivo all’interno dell’associazione. Sicuramente, come ho già detto, è una carica differente rispetto a quella di presidente del Valleggia: in quel caso si tratta di un’autentica eredità che in tanti ci siamo sentiti di prendere.»
Quali sono le iniziative di maggior richiamo organizzate dalla Pro Loco?
«Le principali, oggi purtroppo un po’ ferme a causa dell’emergenza sanitaria, riguardano le manifestazioni “Granaccia & Rossi di Liguria” e “Ulivagando”, per le quali il Comune ci concede una convenzione che si rinnova ogni anno. “Granaccia & Rossi di Liguria”, anche prima della nascita della Pro Loco, ha sempre previsto quale momento principale al suo interno una degustazione di vini salvo arricchirsi successivamente grazie all’inserimento di iniziative come presentazioni di libri e mostre. Da due anni non si tiene più nei mesi primaverili in quanto abbiamo deciso di spostarla a novembre, nel periodo di San Martino («quando il mosto diventa vino», come dice il proverbio), cambiando ovviamente il target a causa della differente stagione. Attualmente stiamo dialogando con il Comune al fine di trovare un’alternativa per “Granaccia & Rossi di Liguria” poiché non è più possibile organizzarla, come era avvenuto negli ultimi due anni, all’interno di Villa Maria per via del rischio assembramenti; quando poi, come in questo periodo, ogni giorno cambiano le cose, figuriamoci se è possibile fare programmi a lungo termine! ”Ulivagando”, invece, è una rassegna incentrata sull’olio e sulle olive che di solito si svolge nel periodo di Pasqua. Quest’anno, causa Covid, è completamente saltata, ma anche in questo caso cerchiamo di essere attivi e di collaborare con le associazioni del territorio: ancora poco tempo fa ci siamo riuniti con il Gruppo Escursionistico “La Rocca” – fondato nel 1986, il mio stesso anno di nascita, e del quale fanno parte mia madre e tanti amici di famiglia – e l’Associazione Culturale “Aemilia Scauri”, con le quali, negli ultimi anni, abbiamo spesso collaborato per organizzare gite finalizzate alla riscoperta del territorio e altre iniziative. Indubbiamente è molto ristretto l’ambito all’interno del quale ci possiamo attualmente muovere, ma nonostante tutto stiamo cercando di fare il massimo e ci auguriamo che in un futuro non troppo lontano si possa tornare alla normalità.»
E d’altronde ce lo auguriamo tutti. Per concludere: quali sono, in tal senso, i vostri progetti per il futuro?
«Per il 7 agosto del prossimo anno abbiamo già messo in cantiere la “Cena sotto le Stelle” con i prodotti del territorio a San Pietro in Carpignano, dove si trova la nostra sede. Si tratta dell’unico evento organizzato dalla Pro Loco senza collaborazioni con altre associazioni. L’abbiamo sempre chiamata “Cena sotto le Stelle” perché è all’aperto e per noi rappresenta una sorta di cena conclusiva della stagione delle manifestazioni che, svolgendosi in primavera e in estate, vedono la Pro Loco particolarmente attiva. Negli ultimi anni, inoltre, abbiamo partecipato alle iniziative natalizie del paese (il ritorno delle luminarie dopo una lunga assenza, gli addobbi della piazza e delle strade, il Babbo Natale a cavallo, il vin brulé alla vigilia in segno di augurio) e siamo riusciti a riaggregare tutti i commercianti di Quiliano ma anche di Valleggia. La speranza è quella di riuscirci anche per questo Natale ma nel frattempo, essendo tornati in situazione di emergenza, abbiamo deciso che l’assemblea annuale dei soci per l’approvazione del bilancio si svolga on line al fine di non chiamare i soci a un momento aggregativo, tra virgolette, inutile non essendovi alcun aspetto legato allo stare insieme. D’altra parte, poiché questo è lo specchio dei tempi, cerchiamo di tenere duro e di continuare a farci sentire vivi e presenti anche in questi frangenti.»
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