Il frantoio C.A.T.I. è stato insignito della Dop “Riviera Ligure” . Questo oltre a un riconoscimento per i soci e per la struttura è una grande occasione anche per i produttori quilianesi che in linea con i dettami del Dop potranno produrre e veder riconosciuto un prodotto di alta qualità.
Avere la Dop significa una garanzia incrociata per il consumatore: da una parte un frantoio (il C.A.T.I, 270 associati, è uno dei due in provincia di Savona) che è in grado di frangere secondo i dettami e l’altro è il produttore a cui il Cersaa della Camera di Commercio di Savona ha riconosciuto è verificato una produzione e una qualità degna di rientrare nella Dop. Dal controllo incrociato produttori-frantoio nasce la denominazione certificata.
LE ZONE DELLA DOP
La zona di produzione delle olive destinate alla produzione dell’olio extravergine di oliva a denominazione protetta «Riviera Ligure», accompagnata dalla menzione geografica aggiuntiva «Riviera del Ponente Savonese», comprende nella provincia di Savona l’intero territorio amministrativo dei seguenti comuni: Orco Feglino, Finale Ligure, Quiliano, Vendone, Andora, Boissano, Calice Ligure, Noli, Stellanello, Balestrino, Arnasco, Tovo San Giacomo, Alassio, Testico, Casanova Lerrone, Loano, Albenga, Ceriale, Cisano sul Neva, Giustenice, Villanova d’Albenga, Toirano, Celle Ligure, Laigueglia, Onzo, Ortovero, Vado Ligure, Varazze, Pietra Ligure, Garlenda, Albisola Superiore, Castelbianco, Savona, Albisola Marina, Borghetto Santo Spirito, Bergeggi, Borgio Verezzi, Castelvecchio di Rocca Barbena, Erli, Magliolo, Nasino, Rialto, Spotorno, Vezzi Portio, Stella, Zuccarello, Calizzano, Osiglia.
Il prodotto deve le sue caratteristiche a particolari fattori ambientali e alle cultivar specifiche di questo territorio.
Questi elementi concorrono al profilo dell’olio extra vergine a denominazione di origine protetta «Riviera Ligure», caratterizzato dall’equilibrio tra le note dolce e fruttato leggero.
Altri elementi che comprovano il legame prodotto/territorio sono le varietà di olivo esclusive della Liguria, i valori di acido oleico tra i più elevati di tutta Italia strettamente correlati alla varietà e al clima e le modalità colturali influenzati dalla orografica territoriale.
UNA STORIA ANTICA
L’introduzione e la diffusione dell’ulivo è storicamente attribuita ai monaci benedettini che selezionarono nell’alto medioevo le cultivar locali e migliorarono le tecniche di coltivazione insegnando l’utilizzo dei terrazzamenti con la costruzione dei muretti a secco. Il commercio dell’olio della riviera ligure è certificato dai documenti relativi alla Repubblica di Genova in merito all’amministrazione ed al vettovagliamento della città: dal 1593 viene istituita la Magistratura dei provvisori dell’olio che garantiva l’imparzialità dell’amministrazione di questo importante bene, introducendo l’obbligo per i produttori della riviera ligure di consegnare una quota di produzione ad un prezzo fissato. Documenti del XVII secolo confermano forniture di olio di oliva della riviera ligure per esempio al Ducato di Milano, al Principe di Savoia. La vocazione olearia ligure si consolida poi nel XVIII secolo e prosegue con un fiorente commercio dell’olio locale soprattutto a ponente. Alla fine dell’ottocento la fama e le caratteristiche dell’olio ligure sono ben note anche all’estero, come emerge da manuali di produzioni alimentari. E’ a questo periodo che risale la denominazione «Riviera Ligure», epoca in cui la Liguria è passata sotto la dominazione della casa Savoia ed in cui la riviera di Genova è divenuta Riviera Ligure, acquisendo le menzioni «ponente» e «levante» che ricordano la posizione centrale occupata da Genova. E’ subito dopo l’unificazione d’Italia, quando la Liguria ha acquisito l’estensione geografica che ha attualmente, senza la zona di Nizza, che il termine «Riviera» si è imposto quale denominazione corrente della produzione olivicola della regione.
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