Gli ultimi giorni di scuola non sono tutti uguali. La maggior parte di essi sono momenti di gioia. Basta libri. Stop ai pomeriggi di studio. Addio alle sveglie impostate prima che sorga il sole. Sorrisi, baci e abbracci. Ci si rivede a settembre. Più abbronzati e più riposati.
Ma alcuni ultimi giorni di scuola sono diversi. Questi particolari ultimi giorni di scuola li si vive appena tre volte solitamente. Sono ancora più unici quindi. Sono gli ultimi giorni di scuola che fanno calare il sipario su un capitolo della nostra vita: salutiamo la scuola elementare, salutiamo la scuola media, salutiamo la scuola superiore.
Un saluto a uno stile di vita, ad abitudini consolidate e a persone con cui abbiamo condiviso la quotidianità per molto tempo. Sono giorni in cui prevale la malinconia per qualcosa che si chiude e che vengono vissuti come dei grandi feedback, in cui si ripercorre tutto ciò che è accaduto sul palco che tra poco vedrà scendere il tendone.
I VALORI DELLA SCUOLA
Un sentimento che accomuna tutti gli studenti, ma anche tanti docenti. E, per questi ultimi, la malinconia viene moltiplicata a volte in modo esponenziale.
I tanti precari della scuola, infatti, sanno che, per un motivo e per l’altro, l’anno prossimo difficilmente potranno proseguire il percorso iniziato con i “propri ragazzi”. Siano essi di prima, seconda, terza, quarta o quinta. Perché, diciamocelo, per quanto si possa essere distaccati e interpretare il ruolo di insegnante senza un particolare coinvolgimento emotivo, tutti desidereremmo poter continuare l’anno prossimo il lavoro che questo maledetto virus ha mutilato. Quest’anno ancor di più.
TUTTI ASSIEME
Per tutte queste ragioni e per molte altre ancora merita un elogio grande quanto un quinquennio scolastico intero l’iniziativa dell’Istituto Comprensivo di Quiliano, che ha fatto svolgere ai ragazzi della quinta elementare una lezione all’aperto, tutti insieme e nel rispetto delle norme. Per vedersi ancora una volta. Non attraverso la connessione sgangherata di una piattaforma oberata di accessi (strumento comunque da ringraziare perché ha permesso di finire in sicurezza, come era giusto fare, l’anno), ma guardandosi finalmente negli occhi come si era abituati prima. Ascoltando il proprio insegnante senza il disturbo metallico di una cuffia e salutandosi quindi con un po’ meno tristezza. Perché è davvero triste premere il tasto “videolezione finita” sapendo che con quel clic si sta chiudendo in modo freddo e asettico un periodo di vita reale e non virtuale.
MICHAEL TRAMAN
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