Dal soccorso al Coronavirus, l’esperienza pluridecennale del volontario del comitato Vado Ligure- Quiliano della Croce Rossa Italiana Marco Musso.
ANDREA OLIVERI
Quel sentimento d’impotenza che si prova di fronte ad una situazione di emergenza – l’incidente di un amico durante un allenamento di calcio – e la volontà di aiutare il prossimo sono alla base della decisione di Marco Musso di entrare a far parte del comitato Vado Ligure- Quiliano della Croce Rossa.
Fisico imponente, 41 anni, Marco capisce di voler diventare volontario già dal primo corso in Croce Rossa, dove si iscrive in seguito ad un episodio accaduto anni prima.
“Stavamo giocando a pallone, un mio compagno di squadra ha avuto un problema – racconta – io ho fatto quello che ho potuto per aiutarlo, ma mi sono reso subito conto di non essere preparato per fronteggiare interventi di quel tipo”.
Da quel giorno sono passati ben diciassette anni e Marco continua a salire sulle ambulanze per dare una mano anche in tempo di Covid19: “Il nostro lavoro nonostante l’emergenza non è cambiato di molto – afferma – è chiaro che stiamo più attenti a salvaguardare la nostra salute e quella dei pazienti”.
Non si fa spaventare dal virus come volontario né tantomeno come cittadino: “Il Coronavirus è un nemico invisibile ed è difficile affrontarlo a viso aperto, nonostante ciò sono abbastanza tranquillo e cerco di vivere con la mia famiglia in maniera serena”.
Per il futuro, Marco si augura che si faccia tesoro di questa esperienza di isolamento forzato: “Spero che tutti i cittadini riescano a capire cosa significa vivere nell’emergenza e che imparino ad essere più altruisti senza attaccarsi a problemi di poco conto”. E la ripresa? “Sarà un bel problema, ma sono sicuro che sapremo superare questo momento nel migliore dei modi, come abbiamo fatto dopo la guerra e in altre difficili situazioni”. Essere nella Croce Rossa aiuta a convivere con l’emergenza.
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