ANDRE AGASSI
“OPEN. LA MIA STORIA”
Riccardo Bianco nato nel 1989, risiede a Quiliano, ma è di Savona. Autore lui stesso, è stato finalista in premi letterari. Ha pubblicato “Ci scusiamo per il disagio” che è la sua prima collezione di racconti autopubblicata, ma anche racconti brevi come “Nata sulla Luna”, “La casa in affitto” “Stasera cucino io”. Questa volta, a sorpresa, affronta un libro sullo sport, il tennis e ci spiega questa scelta.
ANDRE AGASSI“
OPEN. LA MIA STORIA”
I MIEI PERCHÈ
RICCARDO BIANCO
Questa volta voglio parlarvi di sport. O meglio, dato che si tratta di una rubrica sui libri, di un libro che parla di sport. Spesso, ma non sempre a ragione, i libri degli sportivi sono un po’ bistrattati, soprattutto su quelli calcistici ho molte volte percepito diversi pregiudizi. Invece ne esistono di molto piacevoli e soprattutto ben scritti. Ma non è neanche del calcio che parleremo, ma di uno sport forse meno seguito, ma non meno importante o emozionante. Si parla di tennis e di un libro che all’epoca della sua uscita creò molto scalpore per il suo contenuto, che si può definire, rivoluzionario.
“Open. La mia storia” di Andre Agassi non è la classica biografia, e sfido chiunque abbia letto il libro a dire il contrario.
Uno dei tennisti più vincenti e allo stesso tempo più tormentati che abbia mai preso una racchetta in mano.
Gioco e continuo a giocare perché ho scelto di farlo. Anche se non è la tua vita ideale, puoi sempre sceglierla. Quale che sia la tua vita, sceglierla cambia tutto.
L’impatto con il libro è fin dall’inizio molto forte, si parte dalla fine della carriera, l’ultimo match ufficiale, per poi ritornare di colpo agli albori e ripercorrere l’intricata carriera, le fantastiche vittorie, ma soprattutto le pesanti sconfitte patite, dentro e fuori dal campo. Come lui stesso affermerà tra le pagine neanche la vittoria più bella e importante può superare il dolore che si prova dopo una sconfitta.
Ma la cosa che mi ha colpito di più, che mi ha incuriosito e convinto ad affrontare questa lettura è proprio il fatto che tra le prime parole che leggeremo c’è l’ammissione di odiare il tennis. E quindi viene naturale chiedersi come si fa a vincere praticamente tutte le competizioni possibili odiando quello che si fa. Sembra un controsenso. Ed è proprio così. La vita di Agassi è una continua contraddizione. Con questa premessa non ho potuto fare a meno che farmi travolgere dalla vita di questo campione.
Io però non credo che Wimbledon mi abbia cambiato. Anzi, ho la sensazione di essere stato messo a parte di un piccolo ignobile segreto – vincere non cambia niente. Adesso che ho vinto uno slam, so qualcosa che a pochissimi al mondo è concesso sapere. Una vittoria non è così piacevole quant’è dolorosa una sconfitta. E ciò che provi dopo aver vinto non dura altrettanto a lungo. Nemmeno lontanamente
Andre inizia a giocare a tennis fin dai primi anni di vita grazie, o per colpa, del padre e del suo attaccamento morboso a questo sport. La sua più grande croce è anche la base della sua fama. L’ultimo dei figli e l’ultima speranza per il padre di veder crescere un campione di tennis, la volontà e le passioni del bambino messe da parte. Passa così un’infanzia tormentata dai continui allenamenti alla ricerca della perfezione in ogni colpo, e per assurdo sarà proprio quando riuscirà a liberarsi di questo concetto che arriveranno, in età avanzata per un tennista, i successi più memorabili. Ma le vittorie arriveranno passando dalle sconfitte più dure e da una serie infinita di insuccessi. Un uomo che doveva combattere con se stesso prima ancora di affrontare l’avversario di fronte. Agassi ci apre alla sua vulnerabilità facendoci vedere cosa c’è “dietro” al campione e non tralascerà nulla, dalle persone che sono state le sue colonne portanti alle cadute disastrose e umilianti quando gli mancava la forza di andare avanti.
Non è un caso, penso, che il tennis usi il linguaggio della vita. Vantaggio, servizio, errore, break, love (zero), gli elementi basilari del tennis sono quelli dell’esistenza quotidiana, perché ogni match è una vita in miniatura.
In verità io non sono un esperto di tennis, lo seguo poco, ma questo libro mi ha appassionato contro ogni aspettativa. Ne avevo sentito parlare come uno dei libri sportivi più belli e devo ammettere che ora sono anche io di questo parere. Non è un semplice parlare di questo splendido sport o il semplice racconto della vita di un campione, ma con le dovute misure aiuta a riflettere su come aver successo nella propria vita pur non avendola scelta del tutto. Lottare ogni giorno contro i propri contrasti e le proprie contraddizioni, non abbattersi ma dopo ogni caduta, che sono inevitabili, rialzarsi e scegliere di andare avanti. Questo lo porta ad essere un libro assolutamente alla portata del gusto di tutti. Si può considerare una lezione di vita, o comunque una buona esperienza.
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