MARCOVALDO
ITALO CALVINO
Riccardo Bianco risiede a Quiliano, ma è di Savona. Autore lui stesso, è stato finalista in premi letterari. Ha pubblicato “Ci scusiamo per il disagio” che è la sua prima collezione di racconti autopubblicata, ma anche racconti brevi come “Nata sulla Luna”, “La casa in affitto” “Stasera cucino io”. Come autore ci consiglia libri e letture guidandoci in modo intelligente. Questa volta ha scelto uno dei capolavori di Italo Calvino, Marcovaldo fornendo anche le indicazioni sul perché l’autunno riconcili con la lettura, soprattutto con la lettura “importante”.
MARCOVALDO
ITALO CALVINO
I MIEI PERCHÈ
RICCARDO BIANCO
L’autunno a mio parere è uno dei periodi più adatti a riscoprire il piacere della lettura. Si passa ancora del piacevole tempo fuori casa e finché le temperature lo consentiranno c’è la possibilità di rilassarsi nei luoghi non più presi d’assalto dalla calca estiva, ovviamente con un affidabile compagno di carta al seguito. Si può ripartire con una bella lettura impegnativa per buttarsi subito a capofitto in una storia sostanziosa oppure avvicinarsi a piccoli passi. In questo secondo caso il racconto breve può venire in nostro soccorso. È una forma di narrazione che mi ha sempre affascinato, forse erroneamente considerata una branca più semplice e trascurabile della narrativa; eppure chi si è cimentato in questa tipologia ha potuto testare la difficoltà di raccontare una storia e magari emozionare in poche pagine, a volte anche poche righe. Ad un racconto breve molto spesso si danno meno possibilità di quelle che siamo disposti a dare ad un romanzo, dove ci si può aspettare uno sviluppo della trama più elaborato e personaggi più caratterizzati. Quindi il racconto breve rischia di annoiare già dalle primissime righe, ad un romanzo è concesso di partire lento, ad un racconto no, perché non avrebbe il tempo di recuperare.
Adoro questo genere e ho letto diverse collezioni di racconti brevi, ho anche provato a pubblicarne una io stesso, una semplice prova personale, ma questa è un’altra storia.
A questo punto avrete capito che la lettura che propongo oggi non è un classico romanzo bensì proprio una serie di racconti. “Marcovaldo” di Italo Calvino ne comprende addirittura venti, anche se il libro è lungo “solo” centotrenta pagine. I racconti, che ripercorrono le quattro stagioni seguono le vicende dell’ingenuo Marcovaldo e delle vite della sua famiglia in una città industriale, affannata e caotica, che vedremo cambiare forma e colori col passare delle stagioni, episodi che si uniscono ad intramontabili stereotipi del tempo e della vita urbana in generale. È impossibile non affezionarsi a questo personaggio inadatto a vivere nella normalità per quante ne combina, eppure è sempre mosso da un istinto fanciullesco che lo fa sognare ad occhi aperti, salvo scontrarsi quotidianamente con la realtà frenetica e poco poetica, anche un po’ egoista, della vita di tutti i giorni.
Quel mattino lo svegliò il silenzio. Marcovaldo si tirò su dal letto col senso di qualcosa di strano nell’aria.
Marcovaldo è un manovale con una famiglia numerosa e altrettanto numerosi problemi economici, come tanti sogna la ricchezza facile e immediata. Con ingenuità e un’incrollabile fiducia nel mondo si lancia in ogni nuova impresa, anche se difficilmente realizzabile, mosso dalla sua fantasia fanciullesca. Marcovaldo è buffo, impacciato, eppure onesto e di buon cuore ma anche malinconico. I suoi racconti ci fanno sì divertire, ma a volte ci lasciano anche quell’amaro in bocca, come se ci sentissimo quasi in colpa ad assistere alle varie sventure di questo personaggio. Marcovaldo ci porta a riflettere sulle nostre caotiche vite da città soffocate da un’urbanizzazione senza controllo, irrazionale, e allo stesso tempo ci lascia ragionare sul grande divario sempre maggiore tra le fasce più povere e quelle più ricche che vivono quotidianamente spalla a spalla.
“Marcovaldo sentiva la neve come amica, come un elemento che annullava la gabbia di muri in cui era imprigionata la sua vita”
Trovo che il lavoro di Calvino sia splendido, degno di un capolavoro. Mi sono appassionato a leggere le avventure e sventure del povero Marcovaldo, ma il messaggio che ci vuole lasciare l’autore, raccontandolo attraverso gli episodi dall’atmosfera frivola di questo strambo individuo è chiaro e lampante, ben oltre le apparenze.
I racconti ricalcano svariate scene non per forza concatenate fra loro, l’unico filo logico sarà il susseguirsi delle stagioni in una città industriale degli anni sessanta senza che l’autore ci dia mai un riferimento preciso ad un luogo realmente esistente, anche per questo i racconti ancora oggi sono adattabili alle diverse realtà che viviamo quotidianamente.
“Marcovaldo” è senz’altro una lettura piacevole e veloce, adatta ad accompagnarci anche quando non si ha molto tempo per leggere, proprio per la natura dei suoi racconti brevi autoconclusivi.
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