ANDROMEDA
MICHAEL CRICHTON
Riccardo Bianco risiede a Quiliano, ma è di Savona. Autore lui stesso, è stato finalista in premi letterari. Ha pubblicato “Ci scusiamo per il disagio” che è la sua prima collezione di racconti autopubblicata, ma anche racconti brevi come “Nata sulla Luna”, “La casa in affitto” “Stasera cucino io”. Come autore ci consiglia libri e letture guidandoci in modo accorto e intelligente. Questa volta ha scelto Andromeda, uno dei capolavori di Michael Crichton.
I MIEI PERCHÈ
RICCARDO BIANCO
Di sentir parlare di Covid e pandemie probabilmente ne abbiamo le orecchie piene, per usare un eufemismo. La lettura solitamente è uno degli strumenti migliori, o comunque uno dei più antichi, per fuggire dalla realtà. Quindi posso capire che andarsi a prendere un libro che parla proprio di questo può essere una scelta quanto meno masochista.
Dallo scoppio della pandemia questi libri li ho evitati come quando cambi direzione se in giro per strada incroci una persona che ti sta antipatica, o almeno provi a nascondere il naso nella giacca per non farti vedere. Ma in questa lettura ci sono proprio inciampato dentro. Le premesse sono molto più fantascientifiche, in realtà, della situazione che stiamo vivendo oggi. Questa volta è il turno di parlare di “Andromeda”, un libro di Michael Crichton.
Il romanzo mi ha molto colpito per il suo stile, lo scrittore è talmente bravo e dettagliato nel raccontare le vicende che sembra di avere di fronte un documentario su fatti realmente accaduti. Più di una volta scorrendo le pagine mi sono trovato a pensare, e non nascondo di aver ricercato anche su internet qualche conferma, che la vicenda sia davvero accaduta. Si ha costantemente proprio questa impressione con gli innumerevoli riferimenti ad esponenti eminenti del mondo scientifico e altri dati e documenti specifici.
Anche di Andromeda esiste una trasposizione cinematografica e una miniserie dedicata, lo scrittore però è famoso soprattutto per aver ispirato, con i suoi romanzi, l’immortale Jurassic Park di Spielberg.
“C’erano momenti in cui invidiava le cavie su cui lavorava, perché avevano un cervello molto semplice. Non avevano certo l’intelligenza necessaria per distruggersi: quella era un’invenzione tipica dell’uomo.
Stone sosteneva spesso che l’intelligenza umana, per quello che valeva, procurava fin troppi grattacapi. Era più distruttiva che creativa, più confusionaria che chiarificatrice, più scoraggiante che soddisfacente, più dispettosa che caritatevole.
C’erano momenti in cui vedeva nell’uomo, col suo cervello gigantesco, l’equivalente degli antichi dinosauri.
Anche i ragazzi delle scuole medie sapevano che i dinosauri erano cresciuti troppo, erano diventati troppo grossi e pesanti per mantenere la propria vitalità.”
Crichton è capace di intrigare e tenerci sospesi tra il terrore di una malattia sconosciuta in grado di uccidere un essere umano in pochi minuti, o addirittura secondi, e la costante curiosità che ha sempre caratterizzato l’uomo sulla possibilità di provenienza di altre forme di vita estranee alla terra.
Siamo in Arizona, fine anni Sessanta, in un paesino sperduto nel deserto e ignaro di quello che gli passa sopra la testa. Una notte un satellite militare del progetto Scoop, andato fuori orbita, precipita in quest’area desolata, ma non abbastanza per essere ritrovato dalla popolazione locale. È una strage inspiegabile. Solamente due persone, un anziano e un neonato senza apparentemente nulla in comune riescono a sopravvivere. Il governo degli Stati Uniti attiva il protocollo d’emergenza “Wild Fire” e inizia così una corsa contro il tempo per scongiurare il diffondersi del ceppo Andromeda, un virus catastrofico che minaccia la sopravvivenza dell’umanità stessa.
“Sir Winston Churchill disse, una volta, che «il vero genio consiste nella capacità di valutare dati incerti, azzardati e contraddittori». Eppure una delle singolarità della squadra Wildfire fu che, nonostante il valore individuale dei suoi membri, in varie occasioni il gruppo fraintese in modo a volte grossolano i dati in suo possesso.”
Il finale mi ha lasciato con l’amaro in bocca, non posso svelare il motivo ovviamente, forse mi aspettavo qualcosa di diverso, ma non per questo non vale la pena leggerlo. Di sicuro sono rimasto sorpreso. Chi ama le teorie del complotto, che oggi forse ne abbiamo fino alla nausea, in questo romanzo potrebbe trovare terreno fertile anche relativamente al virus che affrontiamo tutti i giorni da due anni a questa parte e magari parlarne al bar, purché però la discussione si fermi lì.
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