Storia, arte e fede sono intrecciate ormai da circa un millennio. A Quiliano si possono attraversare secoli e vicende grandiose in pochi chilometri compiendo, in breve sia nello spazio sia nel tempo, un percorso emotivo e culturale.
CHRISTIAN ALPINO
Numerose sono le chiese, gli oratori e le cappelle rurali su tutto il territorio comunale, sia nei due centri cittadini di Quiliano e Valleggia sia nelle frazioni e località collinari, Cadibona, Roviasca, Montagna, Faja.
IL SECOLO D’ORO DELLE FEDE CHIESE E CAPPELLE VOTIVE
In particolare è il XVII secolo l'”età d’oro” della vita religiosa nel quilianese: mentre nelle frazioni collinari sorgono cappelle rurali, come ad esempio a Tiassano, Faja, Garzi e Tegliate, nei centri cittadini si abbelliscono le chiese esistenti o se ne costruiscono di nuove.
Seguendo idealmente un percorso e partendo da Valleggia, incontriamo la Chiesa del Santissimo Salvatore e San Giuseppe, e l’Oratorio di San Sebastiano. Il Santissimo Salvatore è uno dei più importanti edifici sacri di tutta la provincia di Savona.
SULLE STRADE DELLE LEGIONI ROMANE
Questo edificio è citato per la prima volta in un atto testamentario del 1178, mentre un documento del 1221 lo colloca chiaramente sull’asse viario (il tracciato della via romana Aemilia Scauri, riutilizzata ancora nel medioevo con il nome di Trium Poncium) che da Vado Ligure portava ad Acqui e Tortona.
Nel 1466 fu ricostruita in forme tardo gotiche dal mastro costruttore Bartolomeo Muto del ducato di Milano, con impianto a tre navate, abside rivolto ad est ed il campanile posto in capo alla navata destra. Bartolomeo Muto lavora anche alla costruzione del campanile ottagonale della chiesa collegiata di San Biagio a Finalborgo e alla chiesa di San Giorgio a Savona. Il suo nome, ma non è assolutamente cosa certa, è associato anche alla “Chiesa dei Cinque Campanili” e alla torre del Castel Gavone sempre a Finale Ligure.
Arriviamo al 1641, anno in cui si decise di costruire una nuova chiesa: compare il titolo di San Giuseppe accanto a quello del Santissimo Salvatore. Il campanile della nuova chiesa parrocchiale fu costruito solo nel 1891 mentre la nuova monumentale facciata è del 1925. Il ciclo di affreschi all’interno della nuova parrocchiale fu voluto durante la Seconda Guerra Mondiale dall’allora parroco don Angelo Genta. Il 22 aprile 1771 iniziano i lavori per la costruzione di un nuovo Oratorio, dedicato a San Sebastiano, sui resti dell’antica chiesa gotica del 1466: i lavori terminano appena dopo due anni, con la consacrazione il 19 gennaio 1773.
Il portico dell’Oratorio viene realizzato nel 1885, mentre il campanile viene demolito nel 1938.
DALLO SFARZO DELL’IMPERO AI CAVOLI
Oltrepassando il torrente Quiliano, si giunge a San Pietro in Carpignano, sito storico archeologico di notevolissimo interesse culturale e non solo religioso, in quanto racchiude in sé duemila anni di storia. Carpignano è un toponimo di chiara origine romana. Infatti, in epoca romana in questo sito si trovava un’importante azienda agricola: numerosi sono i ritrovamenti archeologici effettuati durante le fasi di scavo succedutesi dal 1956 ad oggi.
Le più antiche notizie scritte inerenti la chiesa di San Pietro in Carpignano risalgono al 24 aprile 1180, data di un importante atto notarile, mentre la seconda citazione di questa chiesa (citata come riferimento topografico) è del 10 aprile 1191.
La chiesa, datata dagli studiosi attorno al XI secolo, è inizialmente di proprietà dei monaci dell’Abbazia di San Benigno a Fruttuaria , in Piemonte. Nel Trecento viene costruito il bellissimo campanile, che possiamo ammirare ancora oggi: tale campanile poggia su una bellissima colonna di granito reimpiegata di epoca romana e proveniente dall’Anatolia. Di reimpiego sono anche le colonnine in marmo delle bifore.
La chiesa romanica orientata ad est, nel 1654 subisce un crollo e perciò una drastica riduzione nelle dimensioni ed inoltre una rotazione di 90°. Nel 1710 invece diviene di proprietà della nobildonna genovese Anna Maria Giovi, la quale si occupa del restauro della chiesa, che assume così l’aspetto odierno.
Il resto è storia moderna: nel 2003, l’intera area del sito viene acquistata dal Comune di Quiliano, il quale crea il Parco Urbano Naturalistico Archeologico di San Pietro in Carpignano, mentre nel 2009 la chiesetta viene nuovamente consacrata dal Vescovo di Savona e riaperta al culto. In una parte del parco vengono attuate culture di viti, ortaggi e verdure soprattutto cavoli per cui, da sempre, il complesso religioso e i terreni circostanti vengono conosciuti come san Pietro dei Cavoli.
PESTE, LEGGENDE NERE E IL FRATE DEI MIRACOLI
Proseguendo in direzione di Quiliano, incontriamo prima la cappella di San Carlo e poi la chiesetta di San Rocco, quest’ultima finemente restaurata e tuttora utilizzata: ben poche notizie però si hanno su questi due interessanti edifici sacri. Interessante comunque l’intitolazione a San Rocco, così come l’intitolazione a San Sebastiano dell’Oratorio di Valleggia: questi due Santi infatti sono venerati come protettori contro la peste, che infatti colpì Quiliano nel 1632, mietendo numerosissime vittime.
Subito sopra la chiesa di San Rocco, troviamo il Convento dei Cappuccini di Quiliano, il cui fondatore Padre Cherubino da Quiliano è un frate cappuccino in odore di santità e ritenuto dai fedeli autore di alcuni miracoli. Padre Cherubino, al secolo Antonio Saccarello, nato a Valleggia nel 1528, a 18 anni ha preso i voti come frate cappuccino. Nominato prima Padre Guardiano e poi Padre Provinciale, secondo i racconti avrebbe compiuto numerosi miracoli tra Quiliano, Savona e Genova. Il padre cappuccino molto amato da tutta la popolazione quilianese, attorno al 1570 decide di costruire una Chiesa ed un Convento nella sua vallata natìa. L’idea ha subito un notevole successo in tutta la vallata. Ottenuti i permessi, raccolti i fondi e trovata la manodopera, i lavori di costruzione iniziano, per terminare con la consacrazione del convento e la dedicazione della Chiesa alla Madonna degli Angeli nel 1588.
La Madonna degli Angeli è tuttora la patrona di Quiliano Borgo, e la Sua festa si celebra ogni anno il 2 agosto.
IL VESCOVO CHE AMAVA LE CHIESE EXTRALARGE
Ultima tappa di questo percorso di Arte, Storia e Fede, è la Chiesa parrocchiale di San Lorenzo Martire in pieno centro di Quiliano Borgo.
Si è a conoscenza dell’esistenza di un edificio sacro intitolato a San Lorenzo Martire ben più antico dell’attuale, di cui però non si hanno notizie certe: tale chiesa più antica è infatti indicata in documenti del 1177, del 1180 e del 1203, in cui viene citata come “Sancti Laurenti de Vadi”, mentre nel 1265 viene citata come “ecclesia Sancti Laurenti de Quiliano”.
La chiesa di san Lorenzo Martire viene utilizzata anche come luogo di assemblee nonché per la stesura di importanti documenti civili: uno su tutti, il giuramento di fedeltà al Comune di Savona del 15 novembre 1405. Negli Statuti della Città di Savona troviamo invece una “invocazione a San Lorenzo Martire, patrono della villa di Quiliano”.
Giunti al 1585, l’antica chiesa di san Lorenzo Martire vive la visita pastorale di monsignor Mascardi, il quale decreta che questa chiesa non sia abbastanza grande, quindi inadatta al culto, e che il Vescovo in futuro avrebbe curato di ingrandirla.
La costruzione dell’attuale chiesa avviene nella prima metà del Seicento, e viene consacrata il 22 giugno 1652: trattasi di un edificio piuttosto grande, a tre navate e tre absidi, di cui quello centrale semicircolare ed i due laterali quadrati. Si contano inoltre ben otto cappelle laterali.
Dalla navata sinistra si accede ad una cappella edificata nel Settecento, la “Congrega”, molto semplice ed elegante.
Infine, il campanile viene edificato nella seconda metà del Seicento. Nel 1681 vi vengono collocate le prima due campane, ulteriori due campane vengono invece collocate nel 1691 e nel 1770.
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