Tre eccellenze quilianesi del commercio del mobile, radicate da anni sul territorio, fanno rete e mettono sotto tiro burocrazia e normative.
MARCO OLIVERI
Serve un’associazione di categoria locale, bisogna che il potere centrale si occupi di un settore dimenticato, c’è rabbia per non poter aiutare la Comunità locale come avrebbero voluto. I mobilieri di Quiliano scendono in campo, uniti e con una precisa strategia. Più che un SOS è un atto di accusa.
Uniti per fare fronte alle difficoltà causate dall’emergenza Covid-19 e ricominciare a lavorare. Cercano di trasformare l’amarezza per le penalizzazioni subite da un sistema che non considera il loro settore con il supporto che ci vuole per ripartire, i tre imprenditori quilianesi che hanno deciso di fare rete per far sentire la loro voce sul territorio.
Boero Arredamenti, Carlino Arredamenti e Centro dell’arredamento ligure, le tre eccellenze, impegnate da anni nella vendita di mobili a dettaglio, che hanno partecipato ad un incontro nella sala consiliare del Comune di Quiliano, promosso dall’assessore al commercio Tiziana Bruzzone, per evidenziare i problemi affrontati nei due mesi di chiusura delle attività lavorative, ma anche per trovare soluzioni per superarle insieme.
«Durante l’emergenza, tutte le categorie commerciali sono state consultate, ma nessuno ha mai considerato le realtà dei mobilieri – afferma Luciano Carlino, titolare dell’omonima azienda famigliare presente a Valleggia dal 1958 – siccome anche la riapertura delle nostre attività è prevista solo il 18 maggio, ci siamo riuniti per dire che siamo pronti a tornare al lavoro, collaborando insieme, ognuno con le proprie caratteristiche, per continuare a produrre ricchezza sul territorio di Quiliano, poiché la crescita di una Comunità va di pari passo con quella delle realtà commerciali».
Tra le idee messe in campo dai mobilifici quilianesi per uscire dalla crisi economica legata al Coronavirus, la volontà di formare un’associazione di categoria a livello provinciale per sopperire alla mancanza di risposte da rappresentanti e istituzioni riscontrata durante l’emergenza: «Nel Savonese ci sono 150 imprese attive nel nostro campo, manca un’associazione di mobilieri che, a Genova, è invece presente e funziona – dichiara Cristina Bonanomi, al timone del Centro dell’arredamento ligure, nato 30 anni fa come “Mercatone del mobile della Liguria” – siccome l’Assomobili si rivolge più alle industrie che ai mobilifici, potremmo approfittare di questa situazione per strutturarci e dialogare meglio tra gli operatori dell’arredamento locali».
Per non sentirsi più soli come nei giorni della fase 1: «Abbiamo la merce in magazzino pronta per le consegne e i clienti che ci chiamano a casa – spiegano Attilio e Mariangela Boero, alla guida del negozio di arredamenti presente in paese dal 1928 – considerando lo spazio delle nostre sedi, permetterci di ricevere un cliente alla volta su appuntamento era possibile, invece siamo stati tagliati fuori».
«Per 60 giorni abbiamo ascoltato lo slogan “Restiamo a casa”, ma una casa, considerata, specialmente in questo periodo, luogo più sicuro dove stare, dev’essere arredata e resa accogliente e confortevole – riprende Cristina Bonanomi – non abbiamo capito perché non ci è stata concessa la possibilità di lavorare per rispondere alle necessità di sostituire un divano o acquistare una sedia da parte di persone costrette in casa per tanto tempo. Inoltre, ci dispiace non poter offrire ai clienti almeno l’assistenza tecnica».
(1) continua…
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