È l’appello di Graziano Giusto dell’azienda Turco Dionisia alle nuove generazioni affinché il Buzzetto non vada perso e venga riscoperto
ANDREA OLIVERI
Il Buzzetto è il vino storico di Quiliano e grazie a questo prodotto negli anni la città ha potuto espandersi ed essere conosciuta in tutta Italia: è un vino bianco secco che vanta una storia che affonda le radici addirittura al Milleduecento.
Tuttavia, nonostante le numerose aziende vinicole presenti sul territorio, è rimasto solo Graziano Giusto della cantina Turco Dionisia a produrlo: “Sono rimasto l’unico a farlo in regola e mi piacerebbe che qualche giovane lo riprenda perché fa parte della nostra tradizione – afferma lo storico viticoltore – i miei figli lavorano tutto il giorno e non possono farlo, servirebbe un giovane con abbastanza tempo libero per poter impiantare, o quantomeno riprendere, un campo di vite e portarlo avanti”.
Il signor Graziano si occupa di vino dalla fine degli anni Sessanta, quando sposa Dionisia Turco, proveniente da una famiglia di produttori vinicoli: “Prima non sapevo neanche cosa volesse dire il vino – ricorda – però mi sono appassionato e ho preso le redini dell’azienda, conducendola fino al 1994, anno in cui c’è stata la divisione”. Passione ed esperienza sono alla base del lavoro svolto da Graziano Giusto che negli anni ha seguito i lavori della vigna che oggi è gestita da Lorenzo Turco, quando questi non c’era ancora: “Per venticinque anni l’ho fatta io la cantina dei Turco – rivendica con orgoglio (e più precisamente con l’aiuto del papà di Massimo Becco, attualmente in forza alla Pro Loco di Quiliano).
Per ironia della sorte, la moglie di Graziano, nonostante sia la titolare dell’azienda agricola, sembra non gradire troppo il biondo nettare: “È totalmente astemia, non viene neanche in cantina quando vendemmiamo perché le dà fastidio anche solo l’odore del mosto!”
Dopo la divisione dell’azienda di famiglia, Graziano ha continuato a produrre vino per passione, fino ai giorni nostri: “Io cerco di farlo al meglio e, anche se in minori quantità rispetto agli altri, non riesco mai a tenerlo oltre l’anno che lo vendo tutto– dichiara il signor Giusto – comunque nell’ultima annata ho fatto milletrecento litri di Buzzetto e quattrocento di Granaccia”. Un’annata positiva, quella del 2021: “Contrariamente a quella precedente, in cui avevo prodotto solo duecentocinquanta litri, questa è andata benissimo – racconta – nonostante la siccità prolungata quando abbiamo vendemmiato c’erano grappoli d’uva enormi”.
E se il Buzzetto (conosciuto anche come Lumassina o Mataosso in quanto il vitigno è il medesimo) è già stato imbottigliato a dicembre, per la Granaccia si deve aspettare di più in botte: “Avendo un corpo di quattordici gradi deve riposare un po’ in botte, la imbottigliamo tra luglio e agosto prossimi”. Vino importante, la Granaccia: “È nata a Quiliano alla fine dell’Ottocento grazie al commercio con la Spagna che ha permesso d’importare il vitigno Alicante – precisa il produttore – le prime bottiglie vendute sono del 1902: é un vino notevole”.
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