Valori morali e spiritualità nel Coro polifonico secondo il presidente e l’incubo del Covid 19.
ANDREA OLIVERI
«Non sono mai stato così tanto senza cantare con il coro»: si coglie un velo d’amarezza nelle parole di Marco Gervino, giornalista, presidente del Coro Polifonico di Valleggia dal 2002, quand’era poco più che ventenne, e cantore addirittura dal 1995. «In questo periodo di emergenza sanitaria abbiamo dovuto rivedere i nostri programmi: niente più prove, per ovvie ragioni, e anche la cancellazione di concerti in programma nonché della rassegna Cantare e portare la croce, che curo per il Priorato delle confraternite nel mese di maggio e a cui il Polifonico di Valleggia partecipa fin dall’esordio nel 2010».
E la situazione è ancora più triste per chi, come Gervino e compagni, considera il coro al di là del divertimento e delle prestazioni musicali, una scelta quasi spirituale: «Alcuni coristi mi prendono bonariamente in giro perché, presentando il coro, cito spesso una frase attribuita a sant’Agostino: chi canta prega due volte – spiega – però per tutti noi è davvero così! Cantare stando insieme – alle Messe, ma anche ai concerti – è il nostro modo di pregare e quindi stiamo attraversando questo momento con particolare difficoltà. Non ci vogliamo nemmeno lontanamente paragonare a chi ha perso la vita, la salute, un proprio caro o il lavoro, ci mancherebbe, anzi siamo vicini a tutte queste persone e a coloro che combattono contro Covid-19, ma il Coronavirus sta togliendo qualcosa anche a noi».
Di sicuro non le idee che giacciono già numerose nel cassetto: «Non vediamo l’ora di tirarle fuori e proseguire l’ottimo lavoro intrapreso con il nostro nuovo maestro Maurizio Fiaschi! Quando tutto sarà passato torneremo a fare quel che abbiamo sempre fatto con ancora più voglia ed energia».
Gervino, come accennato, è uno dei veterani del Coro e la musica l’ha un po’ nel dna: oltre ad avere il nonno paterno organista, una prozia fu proprio tra le fondatrici del Polifonico, mentre la mamma, dopo averne fatto parte da ragazza, è tornata in organico ormai da qualche anno.
Marco è poi cresciuto nel gruppo parrocchiale delle Voci Bianche, curato dal maestro Marco Siri con Angela Durante e Patrizia Aimo e altri giovani “aiutanti”: un vero e proprio vivaio di giovanissimi talenti che spesso poi confluiscono nel coro dei grandi.
«Le Voci Bianche sono state un’esperienza bellissima e mi ricordo bene di quando, appena ragazzino, mi godevo con ammirazione i brani eseguiti dal Polifonico – riprende – entrarne a far parte fu un grande onore così come aver modo di stare vicino al maestro Giuse Rebella, una figura davvero straordinaria, con cui nel tempo nacque poi un rapporto di grande amicizia e stima reciproca».
«Oltre che per l’aspetto musicale, la considero infatti una fantastica esperienza di relazioni con persone di ogni età e anche con maestri, presidenti e cantori di altre realtà: le Messe, i concerti, i ‘post concerti’, i viaggi, le cene, le partite di calcio, sono tra i miei ricordi più cari – afferma – inoltre, essendo stato eletto presidente molto giovane, ho anche avuto modo di imparare tanto, con capacità che mi sono poi venute utili nella mia professione, come giornalista e direttore di un periodico».
Gervino ricorda con piacere una delle primissime iniziative, la rassegna per il cinquantesimo anniversario del Coro: «Nel 2003, con il sostegno del Comune di Quiliano, della Provincia e della Regione, abbiamo organizzato un ricco programma di concerti ed eventi con cadenza quindicinale, portando a Valleggia cori provenienti dall’Italia e dall’Europa – racconta – un’idea un po’ folle, ma con grande riscontro. Nel 2013 abbiamo invece celebrato i 60 anni con altre iniziative dedicate al maestro Giuse Rebella scomparso proprio quell’anno. Ma l’elenco di attività organizzate come Consiglio direttivo in questi anni sarebbe lunghissimo…».
Una delle più recenti è particolarmente degna di nota, specie per la comunità valleggina: «A ottobre 2017 siamo stati invitati a cantare a Roccasecca, in Ciociaria, zona da cui nel dopoguerra sono emigrate molte famiglie che oggi innervano il tessuto sociale del nostro territorio – spiega Gervino – è stato un momento fantastico e si è creato subito un grande rapporto fra il nostro coro e il loro gruppo ‘Res Musica’. In pratica è nato un gemellaggio tra le nostre realtà».
«L’anno scorso, a marzo, quando abbiamo ricambiato l’ospitalità in occasione del concerto di san Giuseppe, abbiamo vissuto una serata memorabile, non solo da un punto di vista musicale – aggiunge – la chiesa era stracolma, molte famiglie hanno ritrovato parenti e amici d’infanzia che magari non vedevano da tempo e tutti si sono commossi. È stato un momento straordinario».
Se gli si chiede un bilancio della propria esperienza come cantore e come presidente di un coro ricco di storia e prestigio, ma che è anzitutto un gruppo di amici, Gervino non ha dubbi: «Poter condividere con tanti amici un linguaggio universale come la musica, ispirato inoltre dalla fede è davvero una grazia, specie in una culla di cultura e arte come l’Italia – conclude – organizzare un concerto o un viaggio non è facile e talvolta le prove sono faticose, ma ritengo di aver sempre ricevuto, e di continuare a ricevere, molto più di quello che posso aver dato al coro. La parola più importante che mi sento di dire ai cantori, di ieri, di oggi e di domani, è grazie!».
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