Le mamme dei bambini che frequentano l’asilo di Valleggia raccontano la loro esperienza in famiglia durante la pandemia
MARCO OLIVERI
In questo periodo difficile legato all’emergenza Covid-19, è facile immaginare gli sforzi profusi dalle famiglie per proteggere i figli, soprattutto se piccoli, dalla delicata situazione attuale, affinché non patiscano troppo il peso delle restrizioni imposte dalla pandemia. Spesso, però, può anche succedere che siano proprio i bimbi, con la loro spensieratezza, ad aiutare i genitori, diventando inconsapevoli baluardi di una normalità ancora lontana e un antidoto alle preoccupazioni dei grandi. È così anche per Alessandra Betti, Elena Martucci e Roberta Cataneo, mamme di bambini che frequentano l’asilo di Valleggia.
Alessandra ha 29 anni, è incinta di 7 mesi e si chiede come sarà il parto, se il suo compagno potrà entrare in sala con lei. Sicuramente, sarà un’esperienza diversa da quando, tre anni fa, ha dato alla luce Samuele. «Se io sono tranquilla, il bimbo è sereno, l’importante è non trasmettergli la preoccupazione, per questo, a casa cerchiamo di parlare poco del virus e non seguiamo i telegiornali – racconta – Samuele è abituato ad uscire e ha patito di più il tempo chiuso in casa a marzo, nel quale aveva sviluppato un tic agli occhi che il pediatra aveva confermato essere una conseguenza del lockdown. Da quando è tornato all’asilo, mio figlio è migliorato, ha ripreso una routine, sa che esistono le zone colorate e regole precise da rispettare, ma le vive con normalità».
Merito del lavoro svolto dalle maestre dell’asilo valleggino che insegnano ai bambini come abituarsi ad una quotidianità a contatto con mascherine e gel igienizzanti. «Samuele mi ha chiesto il motivo per cui ha dovuto trascorrere il giorno del suo compleanno in casa con mamma e papà senza vedere gli amichetti – continua – credo che il mondo sarà diverso dopo la pandemia e non so come i bambini vi si rapporteranno, ma se non avessi mio figlio e la sua allegria, patirei maggiormente queste preoccupazioni».
«È difficile spiegare il virus ai bimbi, sono troppo piccoli per capire – spiega Elena Martucci, mamma di Chiara, 3 anni – per fortuna a Quiliano e a Valleggia vi sono parchi all’aperto dove portarli a respirare, mentre in altre città questi spazi sono ancora chiusi».
«I bambini sono terapeutici – aggiunge Roberta Cataneo, mamma di Camilla, 4 anni – mia figlia sta vivendo un’età in cui tutto è una scoperta e mi trasmette una forza e una voglia di vivere che mi permettono di non abbattermi, di sorridere, di essere ottimista e speranzosa. Mi dispiace non poter ancora avvicinarla ad uno sport, cerco però di godermi questi anni con lei, vivendo la realtà giorno per giorno».
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