All’assalto (solo culturale e conoscitivo) del Castello di Pomo con i ragazzi dello scientifico di Savona. Che ci insegnano un percorso.
Scuola e natura si incontrano: liceali si trasformano in esploratori-divulgatori nell’ottica di un rapporto uomo-natura e per valorizzare il territorio che ci circonda.
ELENA GIANASSO
Eccoci così sulle tracce di una classe di studenti savonesi la quarta E liceo scientifico Orazio Grassi anno 2017 ha studiato e spiegato un antico tragitto che ci porta a riscoprire un antico insieme difensivo e di controllo del territorio, il Castello di Pomo.
LEGGENDE, CASTELLO E C’È ANCHE UN DRAGO
Il percorso inizia presso una “casa torre” nei pressi della sorgente del torrente Sciuscia; la sorgente è sotterranea e subito prima dell’uscita c’è un sifone che fa soffiare l’acqua mentre esce. All’epoca si raccontava una leggenda: quella del drago della Sciuscia. Questo drago sarebbe stato catturato e messo nella sorgente, e soffiando avrebbe prodotto il suono riscontrato dall’esterno. Secondo la leggenda il drago sarebbe stato catturato con le scappulle, le mele secche, in quanto molto popolari all’epoca vista la necessità di conservare la frutta più a lungo. Anche a Bergeggi si raccontava una leggenda simile; nella grotta infatti si riscontravano dei fori che venivano, secondo la popolazione, fatti dal drago. Oggi sappiamo che questi fori sono stati in realtà fatti dai datteri di mare. Lungo il sentiero si possono incontrare tracce di campi coltivati degradati, oggi coperti dal bosco. Le piante di corbezzolo che fiancheggiano i sentieri nei tempi antichi venivano utilizzate per la concia, i rami si vendevano ai conciatori persino in Toscana. Durante il cammino si possono trovare alcuni resti di pietra forse riconducibili a trogoli che venivano utilizzato come lavatoio ma anche zone
ancora ordinate grazie alla presenza di muretti utilizzati per le coltivazioni.
IL PINO DI NAPOLEONE E IL PIEDE DI ALERAMO
Troviamo anche alberi morti a causa della mancanza di picchi che non hanno predato i parassiti, tra di essi un pino molto imponente e dalle enormi radici, vecchio almeno 300 anni (al tempo di Napoleone compariva già in una cartina del territorio).
Dalla cima del percorso si domina la città, si può vedere persino il Priamar con cui si era in allineamento ottico e con cui si poteva comunicare direttamente. Le comunicazioni e lo scambio di informazioni, in epoca medievale avvenivano attraverso il fuoco anche quando le giornate erano piovose, dal momento che la legna utilizzata bruciava anche da bagnata. Sulla cima si trova anche la sagoma del piede di Aleramo, insolitamente grande in quanto realizzata (secondo la leggenda) dopo aver indossato l’armatura.
IL CASTELLO DI POMO, UNA VERA ROCCAFORTE
Proseguendo la passeggiata incontriamo una seconda cinta muraria del castello, si tratta di mura antecedenti e altre; sono state realizzate con conci a tessitura regolare. Si riesce ad individuare poi la zona di camminamento sulle mura, unica a conservare ancora tracce di passaggio .
All’epoca della costruzione del castello la collatura veniva ottenuta con malta di calce e pozzolana. Le prime mura del castello di Poma avevano una larghezza di 1m e altezza di 4 metri. La parte militare del castello era suddivisa in 3 livelli. La costruzione fu poi distrutta nel 1300-1400 sia da savonesi sia dai genovesi che lottavano per il possesso.
IL TERRITORIO COME RISORSA
In zona sono stati ritrovati campioni di quarzo e nelle vicinanze si trova l’unica palestra di arrampicata della zona.
Il territorio di Quiliano è ricco di luoghi da scoprire, ogni territorio nasconde al suo interno piccoli tesori, luoghi che possono lasciare a bocca aperta e raccontare storie impensabili
Dobbiamo forse imparare a dare maggior valore ad un turismo lento e di prossimità che valorizzi le ricchezze naturali, storiche e locali del paese.
PICCOLI CENNI DI STORIA SUL CASTELLO DI POMO
La prima citazione riguardo al castello di Pomo si trova in un documento del 1014. Nel 643 con l’invasione dei Longobardi, l’intera Liguria fu sottomessa ma i Bizantini fecero costruire a Pomo un castrum (edificio fortificato) per arginare gli attacchi nemici che si muovevano con a capo il re Rotari, altri storici dichiarano che fu il marchese Aleramo a dare il via alla costruzione del castello, dopo che l’imperatore Ottone I nel 967gli donò il territorio tra il fiume Orba, il Po e la Provenza ed il mare affidandogli una funzione difensiva contro le invasioni piratesche dei saraceni. Il castello aveva quindi una funzione prettamente militare, alla confluenza del torrente Quiliano con il rio Quazzola lungo in percorso verso il Colle di Cadibona. Con il tempo il castello favorì la ripresa economica della zona, si prosciugarono gli acquitrini intensificando le attività agricole e di allevamento. Intorno al castello sorsero i primi centri agricoli. Nel castello vivevano due funzionari: il gastaldo che aveva compiti militari e il castellano che sbrigava le pratiche amministrative. Con il passare del tempo Quiliano divenne un vero e proprio feudo e le due funzioni vennero esercitate da una sola persona diventando ereditarie e vitalizie.
Il feudo quilianese comprendeva la vallata del fiume Quiliano, Tiassano e i suoi possedimenti tra cui Perniati, Morosso, Veirasca, Gatti, Segno e Vezzi. Trai gastaldi di Quiliano spicca il nome di Sigismondo che riuscì a svincolarsi dagli obblighi con il marchese Aleramo diventando dominus del feudo. Dal 1500 Quiliano continuò ad essere pomo della discordia tra i comuni di Genova e quello di Savona. Durante una rivolta popolare nel 1339 il castello fu distrutto e poi ricostruito data la sua importanza strategica e difensiva, ma nel 1491 subì ulteriori danni durante l’incursione del capitano di ventura Francesco Carmagnola.
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