Dirimpetto a Valleggia, oltre il torrente Quiliano, preceduta dai resti di un magnifico viale di secolari cipressi, sorge la Chiesetta di San Pietro in Carpignano, nota nel circondario come “San Pè di Coi” (San Pietro dei cavoli). Oltre alla sua bellezza architettonica e rustica, porta con sé una storia: dall’insediamento romano fino a diventare un vero e proprio luogo di culto.
SABRINA ROSSI
Le più antiche notizie su questo sito risalgono ad un documento di cessione di diritti di proprietà del 1180 e poi all’atto di vendita dei possedimenti di Ottone del Carretto ai consoli savonesi: atto in cui la chiesa figura citata come termine al confine tra i due territori in questione…
L’aspetto dell’edificio, a navata unica ad abside semicircolare rivolta a sud, restò immutato fino al XVII secolo (1710, epoca in cui venne restaurata per volere della signora Annamaria Gavotta). Per anni e anni tutto è silenzio intorno alla Chiesetta. Nel 1995 viene applicato alla zona un primo vincolo archeologico e del 1956 sono i primi rilevamenti e ritrovamenti archeologici regolari ad opera di B.Ugo. Il cimitero, invece, si estende nella zona a ridosso del portale, in cui vennero rilevate le sepolture più antiche, come quelle datate tra l’XI e il XII secolo, testimonianza di pellegrinaggi a Roma e a Santiago di Compostela. Restò in uso fino al XVII secolo, quando la vasca venne coperta dal sagrato d’ingresso alla chiesa.
Altre segnalazioni di casuali rinvenimenti e rilievi più accurati si susseguono negli anni tra il 1968 (anno in cui dopo l’acquisizione SARPOM di buona parte della zona, viene applicato un secondo vincolo archeologico) e il 1977 in cui viene dato l’avvio ad una serie sistematica di campagne di scavo e alle opere di restauro dell’intero complesso, caratterizzato dal campanile in laterizio poggiante per un angolo su una colonna di reimpiego (romana?) di pregevole fattura e dalla presenza di una bella porta ad arco falcato sulla muratura perimetrale.
Le campagne di scavo, condotte dalla Soprintendenza Ligure ai beni archeologici, con scrupolosa attenzione, hanno portato, e continuano ad offrire, una serie di ritrovamenti di reperti marmorei e ceramici, identificazione di sepolture e rilievo di manufatti di epoche assai anteriori al mille. A seguito di ciò, attualmente si può ritenere il complesso sicuramente risalente ad epoca pre-romanica, ma costruito su preesistenze ben più antiche (quali una vasca in muratura assai accurata eseguita in epoca romana e forse facente parte del complesso di una villa a nucleo abitato suburbano dell’antica Vado Sabatia o forse di una stazione di posta sul tracciato della via AEmilia Scauri che si inoltrava in Via Quazzola).
L’edificio, tra il 2006 e il 2008, è stato poi sottoposto a interventi di restauro e di consolidamento da parte della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria.
L’aspetto odierno del complesso , purtroppo compreso malamente fra l’autostrada dei fiori e le strutture del mercato ortofrutticolo, preceduto dai resti di un viale a cordonata in ciottoli e mattoni a spina di pesce, fiancheggiato da ormai pochi cipressi, è comunque estremamente romantico, con il bel campanile emergente dal verde dei frutteti circostanti e meritevole di maggiori cure.
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