Quiliano è una miniera verde. I suoi boschi sono energia e carica emotiva.
SABRINA ROSSI
Se dovessimo indicare la colonna sonora di Quiliano dovremmo citare il canto imperioso, dominante riconoscibilissimo e sempre diverso delle sue acque: il fiume, i torrenti, i rii addomesticati, ma ricchi, i suoi ruscelli. L’acqua che salta in mille piccole cascate. Una miniera di verde e azzurro. I Romani avevano un nome per ogni divinità che albergava nei boschi o in riva ai fiumi, all’acqua in generale e non stupisce che proprio qui abbiano costruito strade imperiose, ponti, grandi centri di raccolta e spostamento. L’acqua punto fermo del lavoro e dell’operosità della gente, elemento principe per la qualità della vita.
Ma le acque sono anche segno d’ombra e di ristoro e Quiliano, le sue rive e i suoi boschi ne sono ricchi, in maniera quasi ostentata. Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato su ispirazione del nostro amico Diego Schinca, la foto di una cascata precisando che non era la Donnaiola. Subito una ridda di ipotesi, si scambi di informazioni, di ricerche. Schinca è un birbone e oggi, oltre ad altre foto propone anche piccolo video, molto significativo. L’adesione dei lettori di Quilianonline, ma soprattutto della sua pagina Fb al nostro giochino, non solo ci ha dato una misura dell’interesse per il nostro sistema informativo, ma anche e, soprattutto, di interesse e amore, per il territorio di Quiliano.
Bello, importante, significativo, con molti angoli da scoprire e da valorizzare. Allora sveliamo il segreto: la cascata resta misteriosa perché non ha un identificativo e si trova lungo il Trexenda che, invece, come nome è tutto un programma.
Il Trexenda è un affluente del Quiliano, nasce in località Tagliate sotto le pendici del monte Alto e che come dice ridendo Schinca è un rio “pieno di salti, piccoli orridi, cascatelle , scivoli. Famoso in questo rio – precisa Diego Schinca – è il “laiu du torciu”, un laghetto in cui le leggende narrano sia caduta una pecora e che sia stata ritrovata all’isola di Bergeggi”. Di pecore quando ha fatto il bagno Diego Schinca l’estate scorsa non ce n’erano, ma la pozza e fonda sui 3 metri e l’acqua diciamo che è molto tonica e riservata a fisici collaudati. Come detto, dunque, nessuno avrebbe potuto dare il nome alla cascata perché la cascata non ha nome, mentre più avanti, invece c’è la cascata della Pisciaota, molto gradita al cane di Schinca che anche si vede in una foto. La cascata senza nome e la Pisciaotta, sono entrambe nel “Rian di pexiu” raggiungibile da via Vaccamorta subito dopo il ponte che attraversa il fiume Trexenda sulla strada che sale a Roviasca.
“Rian di pexiu”, perché si narra fosse molto pescoso, pieno di trote,e addirittura gamberi di fiume, lo strano nome invece di via Vaccamorta, non è per un ruminante morto, ma bensì, indica la via della “casa dei morti”, e cioè era la vecchia via per raggiungere il cimitero di Roviasca.
Insomma Diego Schinca o ci spinge a sognare con le sue foto o ci fa paura con i suoi racconti, forse la cascata dovremmo dedicarla a lui che l’ha resa nota. Ma al di là delle bellezza delle foto i posti sono notevoli, unici e suggestivi a prescindere.
Quiliano, qui, proprio qui, dietro l’angolo…
Fotoservizio Diego Schinca
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