ANDREA OLIVERI
Era un uomo giusto, di gran cuore e rispettato da tutti. A Cagne Sur Mer, a metà strada tra Nizza e Antibes nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, lo chiamavano M. Baptiste e lì si guadagnava da vivere facendo il muratore. Ma era tutta una copertura, perché quell’uomo non era francese, ma italiano; in realtà era Gio Batta Bertolotto, ultimo sindaco del Comune di Quiliano prima dell’avvento del fascismo e una delle figure più nobili dei democratici quilianesi per la difesa della libertà e della democrazia. Gio Batta si trovava in terra francese perché costretto ad espatriare, nel 1923; la presa del potere di Mussolini a Roma e dei fascisti nelle istituzioni aveva creato una situazione di discriminazione e di pericolo per l’incolumità fisica di chi manifestava idee contrarie al nuovo regime e Gio Batta Bertolotto non fece eccezione. A lungo minacciato dai ‘rappresentanti del nuovo ordine mussoliniano’, venne portato forzatamente alle dimissioni, insieme a tutti i componenti della maggioranza socialista e comunista che amministrava, dal 1920 e in modo legittimo, il comune. Per evitare aggressioni, pestaggi o d’essere purgato con l’olio di ricino, Bertolotto si trasferì inizialmente alla Valle di Vado Ligure presso parenti; ma quando venne coinvolto nei fatti di Quiliano del Primo Maggio 1922, la situazione precipitò: quel giorno, al termine dei festeggiamenti per la Festa dei Lavoratori, era avvenuto un conflitto tra comunisti e fascisti nella sede della Società dei Cacciatori, in seguito del quale era rimasto ucciso il fascista Andrea Prefumo e altre persone furono ferite. Anche se vi prese parte cercando di calmare gli animi, il sindaco Bertolotto risultò partecipante ai tafferugli e tanto bastò a far accrescere ulteriormente l’insofferenza che i fascisti serbavano nei suoi confronti. Temendo ulteriori azioni di persecuzione da parte delle camicie nere ai danni della sua famiglia, Gio Batta decise, a malincuore, di lasciare il suo Paese e di rifugiarsi nella vicina Costa Azzurra. Per qualche tempo rimasero a Quiliano la moglie, il padre Giuseppe e la sorella Maria, vedova con tre bambini piccoli, ma non appena riuscirono ad avere i documenti seguirono anch’essi Gio Batta, che aveva ottenuto un contratto definitivo in un’impresa edile. Costruì personalmente la sua casa nel quartiere du Malvan a Cagne Sur Mer, in cui avrebbe abitato insieme con la moglie, la sorella e il nipote Eligio che aveva adottato in quanto orfano. Gio Batta Bertolotto non tornò più in Italia ma non dimenticò mai Quiliano: mantenne infatti la cittadinanza anche dopo la Liberazione. Nel 1979, un anno dopo la sua morte, sopraggiunta all’età di 96 anni alle cui esequie aveva assistito anche il sindaco quilianese Andrea Picasso, la nipote Josette Sorrenti che aveva assistito Gio Batta negli ultimi momenti della sua vita, ricevette una lettera da Roma: “Mi rammento di suo Zio che qualche volta veniva a Nizza e partecipava alle riunioni degli antifascisti italiani. Uomo onesto, perseguitato dal fascismo per la sua fede politica cui era devoto. Mi ricordi quando va a raccogliersi sulla sua tomba. Strana coincidenza: egli si è spento il 9 luglio 1978, lo stesso giorno che io venivo eletto Presidente della Repubblica. Mi auguro di poterla incontrare quando verrò a Nizza. A lei, gentile Signora e a tutti i Suoi cari i miei saluti affettuosi. Suo, Sandro Pertini”.
Gio Batta Bertolotto (Quiliano, 1882 – Cagne Sur Mer, Francia – 1978)
FONTI:
G. Patrone, I primi cinquant’anni del Novecento quilianese: Quiliano 1900-1945: scelte amministrative e avvenimenti (Coop. Tipograf, Savona, 2015)
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