SABRINA ROSSI
La terza giornata di campionato è terminata con la vittoria del Quiliano&Valleggia. Ha notato miglioramenti? Cosa le è piaciuto di più della partita contro l’Aurora?
“Miglioramenti sì. E’ stata una bella partita contro l’Aurora, è una squadra molto forte. Siamo riusciti però a contenere gli avversari, fino ad oggi tra tutte le partite che abbiamo fatto è stata la più dura. Abbiamo creato qualche occasione, siamo riusciti a concretizzare due belle azioni sui gol. I ragazzi si sono comportati bene, hanno dimenticato un po’ la partita sottotono a livello mentale con lo Speranza”.
In un comunicato ufficiale la LND ha precisato che possono proseguire i campionati fino alla Seconda Categoria. Cosa ne pensa che il Quiliano&Valleggia possa giocare?
“Ho due visioni. Quella di continuare a giocare perché è la nostra passione, il nostro divertimento quindi è anche piacevole. L’altro aspetto che mi porta dispiacere è ciò che stiamo vivendo, sentire dai telegiornali, dai bollettini regionali e comunali che il coronavirus si sta di nuovo espandendo. Chi decide poi è la Federazione, devono loro verificare cosa sarebbe meglio fare. Io sono anche un milite della Croce Bianca di Noli, faccio volontariato e per tutto il periodo di lockdown ho fatto servizio. Come Croce non lavoriamo direttamente sul Covid però interveniamo per le persone e dunque non mi spaventa molto, ma con questo non voglio dire che sono immune. Cerco di fare del bene alle persone e vado volentieri. Il discorso importante è quello del blocco: se un ragazzo diventa positivo al Covid, perché lo prende a scuola o in un’altra attività diversa dal calcio, e viene in campo è un grosso rischio. Nonostante tutte le precauzioni che si prendono tra utilizzo di mascherina, distanziamento, controllo della temperatura durante la partita i ragazzi sono comunque in contatto con gli avversari, si marcano. Io non ho paura, mi spaventa di più la chiusura totale, la quarantena e l’economia. Comunque noi giochiamo e se la Federazione dirà di proseguire, noi andremo avanti”.
Mister, cosa significa poter continuare l’attività sia sul piano tecnico sia su quello emotivo?
“Ci sono due cose importanti. Una è la passione per il calcio che mi ha contagiato all’età di 5-6 anni, sono più di quarant’anni che gioco. Da ragazzo all’età di 20 anni ho iniziato ad allenare le squadre giovanili aiutando gli altri. Poi ho preso diversi patentini sia da giocatore, sia da allenatore. Ho allenato tutte le categorie dalla Scuola calcio alla Juniores in diverse società, ma più anni li ho passati a Quiliano. Poter andare avanti significa molto per me e per i ragazzi che si sono subito resi disponibili a proseguire. Sul piano emotivo, mi sento a casa. Dopo quattordici anni da giocatore e quattro anni da allenatore della stessa squadra mi sento veramente a casa. Stesso ambiente, stesse persone, c’è molta tranquillità. Esiste anche tra i ragazzi una parte affettiva maggiore rispetto ad altre squadre ed è quella che aiuta a fare meglio”.
Cosa ci si aspetta dalla partita di domenica prossima contro il Mallare?
“Mi aspetto di andare avanti, di non sedersi sul bel risultato di domenica scorsa. Cambieremo comunque qualcosa, ho tanti giocatori e tante possibilità di metterli in campo, tante varianti. Sappiamo che andremo a giocare in un campo di terra e erba. In questi giorni piove molto, quindi il terreno sarà difficoltoso sia per noi sia per gli avversari. Cercheremo quindi di giocare in un’altra maniera e con un’impostazione da parte dei giocatori diversa. Il calcio insegna a non arrendersi”.
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