L’agricoltore valleggino Pietro Falco racconta com’è cambiata al giorno d’oggi la coltivazione delle albicocche nel suo terreno di via Gagliardi
MARCO OLIVERI
È da circa quarant’anni che Pietro Falco coltiva l’albicocca di Valleggia, nel vasto campo di via Gagliardi che i genitori e gli zii gli hanno lasciato in eredità. Nei racconti di questa lunga esperienza, si capisce da subito com’è cambiata, con il passare del tempo, la coltivazione del dolce frutto quilianese: «Da giovane, quando aiutavo la mia famiglia a lavorare il terreno, raccoglievamo 120 quintali di albicocche, oggi ne raccolgo solo 10 – ricorda – in passato, bastava piantare un albicocco per ottenere il frutto, attualmente bisogna curare molto ogni pianta, la quale, malgrado gli sforzi, non vive più di 10-12 anni».
Un’attività oggi contrassegnata dall’incertezza. Basta osservare i 100 albicocchi presenti sul terreno di Falco, infatti, per riscontrarlo: piante di tutte le età, innestate perlopiù su prugna selvatica, dai 6 mesi ai 2 anni, dai 10 ai 30 fino addirittura ai 60 anni, tra quelle che resistono nonostante gli anni e le altre malate, come alcune che solo l’anno scorso erano in piena salute e davano buoni frutti ma quest’anno, invece, hanno smesso di produrre.
«La malattia di un albicocco si nota dalla parte alta dell’albero che non ha getti nuovi di rami – continua il coltivatore – la presenza di rametti che nuovi è infatti indice che la pianta è in salute e sta lavorando correttamente».
Il fungo dell’armillaria e i cambiamenti climatici hanno inoltre modificato le fasi di coltivazione dell’albicocca di Valleggia, non solo per quanto riguarda le tecniche, ma anche dal punto di vista delle tempistiche: «Acquisto le piante in vivaio, nei primi due anni le curo solo con la potatura, perché prima del terzo anno i frutti non crescono, successivamente inizia una produzione modesta, circa 10 albicocche per ogni albero e intorno ai 7-8 anni, la pianta è al massimo della sua resa – spiega Pietro Falco – al giorno d’oggi, comincio a potare la pianta già messa in posa e provvista di foglie, diversamente dal passato, a novembre, fino a gennaio zappo intorno all’albero e applico verderame e calce alla base della pianta per cercare di proteggerla dai parassiti; intorno ad aprile, vi è il periodo della fioritura, dopo un mese il fiore cade e comincia a formarsi il frutto, dapprima di colore verde e dalla forma allungata, successivamente sempre più rotondo e, da metà giugno, dal classico colore giallo pallido; infine, la raccolta avviene molto rapidamente, dalla fine di giugno ai primi dieci giorni di luglio».
Ultimi articoli
PREMIAZIONE PER LA RITMICA
UNA STORIA DI INCLUSIONE
NIENTE DONNAIOLA, MA SITO MEGALITICO
UOMINI DI RESISTENZA
CON LAURA BRATTEL ALLA DONNAIOLA
RACCOLTA GIOCATTOLI
DANZA, VERSO GLI EUROPEI DI PRAGA
LE EMOZIONI DI GRANACCIA E ROSSI DI LIGURIA
LA MASTERCLASS DI GRANACCIA E ROSSI
U17, SCONFITTA A TESTA ALTA