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IL PRATO DI LAURA (27)

PRATOLINA, UNA COLONIA DI BENESSERE    Una specie che cresce ovunque, si espande, ma sa nascondersi dai suoi predatori. Ottima in cucina, è conosciuta per le sue proprietà curative già ai tempi delle Crociate, oltre ad essere un simbolo per Casa Savoia.   LAURA BRATTEL   NOMI COMUNI: Pratolina, pratolina comune, margheritina NOME SCIENTIFICO: Bellis […]

PRATOLINA, UNA COLONIA DI BENESSERE 

 

Una specie che cresce ovunque, si espande, ma sa nascondersi dai suoi predatori. Ottima in cucina, è conosciuta per le sue proprietà curative già ai tempi delle Crociate, oltre ad essere un simbolo per Casa Savoia.

 

LAURA BRATTEL

 

NOMI COMUNI: Pratolina, pratolina comune, margheritina

NOME SCIENTIFICO: Bellis perennis

NOME DIALETTALE QUILIANESE: margheritin-na, margheitin-na

FAMIGLIA: Asteraceae (o Compositae)

 

DESCRIZIONE DELLA SPECIE

La pratolina è una piccola pianta erbacea perenne, con foglioline a forma di spatola raccolte in una rosetta basale. Le foglie, di un bel verde intenso, sono generalmente glabre, ma possono presentare  una rada peluria. Il margine è leggermente dentellato o intero. I fiori sono capolini solitari, portati all’apice dello stelo, e come tutte le Asteraceae o Compositae presentano due differenti forme. I fiori esterni sono ligulati, cioè a forma di petalo, di colore bianco o sfumati di rosa o rosso purpureo. I fiori interni, invece, sono di un colore giallo acceso e forma tubulosa. La particolarità curiosa è che i fiori esterni sono tutti femminili, mentre quelli interni sono ermafroditi. I fiori periferici sono sensibili alla luce, per cui si chiudono in caso di tempo nuvoloso o durante le ore notturne, per riaprirsi al riapparire del sole.

 

HABITAT

In Italia la specie è presente ovunque ed è piuttosto comune. Ama i prati e gli incolti, dove vive appressata al suolo, per non essere facilmente brucata dagli animali erbivori. Si tratta di specie assai resistente, che sopporta gelate molto intense, e che può colonizzare anche suoli degradati. Talora tende ad espandersi in fitte colonie, formando un vero e proprio tappeto di fiori.

 

La pratolina (Bellis perennis) può espandersi in fitte colonie, formando un vero e proprio tappeto di fiori

 

PROPRIETÀ OFFICINALI

La pratolina è ricca di olio essenziale, tannini, resine, saponine, sostanze amare, mucillagini, cera ed inulina. Questi elementi la rendono un utile presidio medico per alleviare e curare una serie di disturbi, sia per uso interno che esterno, senza particolari controindicazioni. L’infuso di fiori ha un blando effetto lassativo, diuretico e depurativo. Pare abbia anche efficacia nella cura di disturbi di natura respiratoria, come tosse e catarro, ed agisce come antinfiammatorio nei confronti di reumatismi ed artrite. Inoltre tende a rilassare sia il sistema muscolare che quello nervoso, riuscendo anche a conciliare il sonno. Sciacqui e gargarismi effettuati con infuso di fiori e foglie leniscono le infiammazioni del cavo orale, mentre un cataplasma di foglie fresche opportunamente pestate può rivelarsi un ottimo cicatrizzante su ulcere e  ferite. In caso di traumi lo stesso impacco può aiutare edemi ed ematomi a riassorbirsi più velocemente, per la qual cosa può essere pure utile l’impiego dell’oleolito, che ha anche potere tonificante e rassodante. L’impacco a base di foglie di pratolina o l’impiego dell’oleolito  risultano efficaci anche su dermatiti, quali acne ed eczemi. Infine, compresse imbevute di infuso di fiori applicate su palpebre arrossate o su occhiaie hanno effetto decongestionante e rinvigorente della cute lesa.

 

CURIOSITÀ E NOTIZIE STORICHE

Le proprietà officinali della pratolina sono ben note fin da tempi antichi. Citata già da Plinio il Vecchio, durante il Medioevo era utilizzata per le sue virtù cicatrizzanti, antinfiammatorie e decongestionanti. Infatti ne veniva preparato un unguento, che i cavalieri in partenza per le Crociate portavano con sé ed impiegavano per curare ferite e contusioni, dopo le dure battaglie. Forse proprio per questo motivo c’è chi azzarda a far derivare il nome scientifico di questa pianticella dal latino “bellum”, guerra, ad indicarne l’efficacia per la cura delle ferite. Altri autori ne farebbero derivare il nome da Bellade, ninfa delle Danaidi, che per sfuggire al suo assalitore si trasformò in margheritina. In realtà pare che la sua denominazione, usata già in tempi antichi, derivi dall’aggettivo latino “bellus”, che ha significato di bello, nel senso di grazioso e leggiadro. In inglese il nome del fiore richiama una sua caratteristica. Infatti la parola “daisy” sta per “day’s eye”, “occhio del giorno”, in quanto la corolla si schiude alle prime luci del mattino per richiudersi al tramonto del sole. Durante il Medioevo questo fiore veniva usato come oracolo per stabilire se il proprio amore fosse corrisposto, e da questo particolare rituale deriva la tradizione di strappare i petali citando il noto “m’ama, non m’ama”. Sempre in quelle epoche le fanciulle usavano adornarsene il capo, quando erano indecise sulla scelta del proprio spasimante. Da questo uso deriva il significato del fiore quale simbolo dell’indecisione e del prender tempo.

Per i Cristiani la pratolina è emblema di innocenza, purezza e bontà d’animo, e viene sovente associata all’immagine della Madonna. Non a caso in Germania è chiamata “Marienblumchen”, cioè “fiorellino di Maria”.

Una leggenda narra che la Madonna un giorno si punse un dito con una spina, e una goccia del suo sangue cadde su una pratolina, macchiandola di rosso: da quel momento alcune pratoline hanno i fiori bianchi sfumati di un color purpureo, e alla sera si chiudono, come per ritirarsi in preghiera, in segno di devozione. Secondo un’altra leggenda, che avevo letto su un libro delle elementari di mia madre, un giorno la Madonna passò leggiadra accanto ad alcune pratoline, le quali si domandarono chi fosse quella donna bellissima. Gli altri fiori le rimproverarono per non aver riconosciuto la Madre di Gesù, e loro arrossirono per la vergogna. Così ancora oggi le pratoline che non erano riuscite a riconoscere Maria arrossiscono, tingendo i loro petali di carminio, e li chiudono alla sera in segno di imbarazzo.

Vi sono ancora parecchie altre leggende su questo fiorellino molto amato da tutti, sia di matrice cristiana, che legate alla mitologia greca o nordica, segno che nel tempo la pratolina ha suscitato l’ammirazione dei popoli. Per tornare ai fatti storici, ricordiamo che la pratolina compare nell’araldica quale icona di perfezione e purezza, ed è legata ad alcune casate nobiliari, quali quella estense di Ferrara e la Savoia.

La tradizione della pratolina in Casa Savoia si fa risalire a Margherita di Valois (1553 – 1615), sorella del re di Francia Francesco I, la quale si presentò con un cesto di pratoline a corte, dove avrebbe sposato Emanuele Filiberto di Savoia (1528 – 1580). Ancora oggi, visitando la Galleria Sabauda nei Musei Reali di Torino, tra i dipinti appartenuti alla collezione del Principe Eugenio di Savoia – Soissons (1663 – 1736), se ne possono ammirare alcuni in cui compare la pratolina, insieme ad altri fiori simbolici.

 

Le sfumature rosso purpureo tra il candore dei petali della pratolina ha dato vita a storie e leggende che hanno come protagonista la Vergine Maria

UTILIZZI IN CUCINA

Le foglie della pratolina rientrano nel nostro buon “prebuggiùn” ligure, per cui possono essere raccolte per farle sbollentare insieme al misto di erbe selvatiche. Si possono usare anche in zuppe o minestre, e sono ottime da consumare crude, magari abbinate ad altre verdure. Anche i capolini sono commestibili: i boccioli possono essere conservati sottolio o sottaceto come i capperi o i boccioli del tarassaco, mentre quelli schiusi possono essere aggiunti alle insalate come colorato ingrediente. Il loro sapore è leggermente amarognolo, ma gradevole.

 

La foglia della pratolina ha forma spatolata (ricorda una spatola) e si può impiegare in insalate, misti di erbe lesse, zuppe e minestre

 

LA RICETTA

 

Passato di verdura cremoso alla pratolina

 

Ingredienti: una manciata abbondante di foglioline di pratolina, un cipollotto, alcune patate, pane di tipo rustico a fette, sale, olio extravergine di oliva, acqua, formaggio parmigiano grattugiato.

Raccogliere, mondare, lavare accuratamente le rosette basali della pratolina, metterle in una casseruola con un cipollotto e una o due grosse patate sbucciate e tagliate a pezzi piuttosto grandi. Versare nella pentola acqua quanto basta, salare moderatamente e portare ad ebollizione. Lasciar bollire il tempo necessario, a seconda dei propri gusti, quindi spegnere, passare al setaccio o frullare, versare nei piatti aggiungendo un filo d’olio e un cucchiaio di formaggio parmigiano grattugiato. Guarnire il passato di verdure con crostini o fette di pane, passati precedentemente in forno o abbrustoliti sulla piastra.

Questo passato avrà un sapore tenue e delicato, e sarà ottimo per riscaldare le serate ancora fresche dei primi mesi primaverili.

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