RADICCHIELLA ITALICA, L’ARMONIA A TAVOLA
Una pianta annuale o biennale che cresce in prati, muretti, vigne e boschi chiari. Importante per le sue proprietà depurative e disintossicanti, ma ottima anche nelle insalate per il suo sapore dolce e delicato.
LAURA BRATTEL
NOMI COMUNI: Radicchiella italica, radicchiella simile al dente di leone, cicoria selvaggia, grugnetto, grugno gentile, asperella, carbonella.
NOME SCIENTIFICO: Crepis leontodontoides
NOME DIALETTALE QUILIANESE: radiccetta
FAMIGLIA: Asteraceae (o Compositae)
DESCRIZIONE DELLA SPECIE
Pianta erbacea con radice a fittone, annuale o biennale (raramente un singolo individuo vive più a lungo). Presenta una rosetta di foglie basali, la forma delle quali può essere assai irregolare: ellittica, lanceolata, spatolata o ovale. La foglia è dotata di un lungo picciolo e il margine può essere dentellato o seghettato, ma si possono avere anche esemplari con bordo profondamente inciso e lobi roncinati (frastagliati e con lobi di grandezza decrescente, ritorti ad uncino). Le foglie sono assai sottili, lisce e di un bel verde chiaro delicato. Possono presentare sfumature più scure o rossicce. L’infiorescenza, di un bel giallo vivace, si sviluppa su uno stelo più o meno ramificato, quale capolino formato da fiori tutti ligulati, di forma e dimensioni diverse. Il periodo di fioritura va da aprile ad ottobre. Il frutto è un achenio (seme duro) dotato di pappo (ciuffo di peli, utile nella diffusione ad opera del vento), di dimensioni assai ridotte (pochi millimetri).
HABITAT
La radicchiella italica è una specie diffusa nel Mediterraneo occidentale, prevalentemente nelle Regioni italiane che si affacciano sul Tirreno. È assente nelle Regioni settentrionali e diventa rara a sud di Roma. Cresce in prati, coltivi, muretti, vigne, arbusteti e boschi chiari, soprattutto su suoli acidi e silicei, dal livello del mare fino al piano montano.
PROPRIETÀ OFFICINALI
La radicchiella, come molte altre specie di verdure selvatiche commestibili, è da considerarsi un vero e proprio alimento-medicamento. Ha anch’essa proprietà depurative, diuretiche, disintossicanti, che esplicano al meglio la propria azione nel consumo a crudo. Svolge inoltre un ruolo vitaminizzante e rimineralizzante; depura il sangue, pulisce fegato e reni da scorie e tossine, contrasta i radicali liberi mediante un’azione antiossidante.
CURIOSITÀ E NOTIZIE STORICHE
La denominazione scientifica deriva dal greco κρηπίς (krepìs), che significa “calzatura, scarpa, sandalo”, forse per l’aspetto delle foglie basali, o piuttosto dei frutti, semi duri e ricurvi che possono effettivamente ricordare un sandalo di foggia orientale. Crepis era una pianta descritta da Teofrasto nel III secolo a.C.; essa doveva avere una radice a fittone ben piantata nel terreno. Tuttavia tale specie resta a tutt’oggi non bene identificata, ed è quindi poco chiaro il motivo per cui il botanico francese Sébastien Vaillant (1669 – 1722) abbia scelto tale denominazione per questo genere di piante. Questa dicitura, tuttavia, venne in seguito ripresa e confermata dal botanico svedese Carl von Linné (1707 -1778) nel 1753. L’appellativo di specie, “leontodontoides”, fa riferimento al “Leontodon”, o dente di leone, altra erba selvatica commestibile, cui essa può assomigliare parecchio.
UTILIZZI IN CUCINA
Il genere “Crepis” annovera nel nostro Paese una trentina di specie, tutte caratterizzate da una morfologia fogliare non sempre uniforme, tutte molto simili tra loro e per fortuna tutte commestibili e interessanti dal punto di vista alimentare. Fino ad un paio di secoli fa queste specie erano fortemente raccomandate dai botanici quali presidi alimentari durante i periodi di carestia e di guerra, per via della loro abbondante diffusione. Per indicare questo tipo di specie selvatiche commestibili fu coniato il termine “fitoalimurgia” dal medico e naturalista fiorentino Giovanni Targioni-Tozzetti (1712-1783) nel trattato De alimenti urgentia (1767). L’opera affrontava il tema della possibilità di far fronte alle carestie ricorrendo all’uso dei prodotti spontanei della terra, principalmente delle verdure sotto forma di foglie, fusti, germogli, radici, tuberi, bulbi e bacche. Anche le nostre Crepis vi venivano annoverate.
Noi oggi per fortuna viviamo in un tempo di pace e relativa prosperità, ma queste verdure spontanee restano comunque una sana alternativa a quelle tradizionali delle nostre coltivazioni.
La radicchiella italica, assai diffusa sul territorio quilianese come su quello delle altre vallate liguri, si presta in questa stagione di inizio primavera alla raccolta per farne saporitissime insalate, molto gradite anche ai più piccoli per il sapore dolce e delicato delle foglioline. La raccolta andrà eseguita con tanta pazienza, cogliendo ciascuna fogliolina singolarmente, togliendone il lungo picciolo che potrebbe risultare tropo fibroso, e conservando la parte verde. Si possono gustare crude in purezza, aggiungendo eventualmente ingredienti di nostra scelta a seconda dei gusti, o mescolate ad altre specie spontanee adatte al consumo a crudo, come caccialepre, campanula, silene, grespino, piantaggine (si vedano le relative schede nella rubrica “Il Prato di Laura”), pimpinella, portulaca, centocchio, con un tocco di colore grazie ai fiorellini di violetta e veronica, e ai petali di calendula e pratolina. Volendo possono gentilmente accompagnare le nostre lattughe e le altre verdure coltivate. Non è improprio aggiungere le foglie della radicchiella al nostro prebuggiùn, sebbene personalmente lo sconsiglierei perché la bollitura farebbe perdere consistenza e sapore ad una verdura assai tenue e delicata.
LA RICETTA
Insalata primavera della totale armonia
Secondo una filosofia salutista che vede il cibo come concetto di armonia tra l’Uomo e la Natura, nel nostro piatto dovrebbero rientrare tutte le parti della pianta, per esplicare al meglio i loro principi benefici. Vi propongo quindi questa “insalata della totale armonia”, a base di radicchiella italica, ma composta anche da tutte le parti che appartengono alle nostre amiche vegetali. Sarà utile per saziare, nutrirci, rasserenarci, rigenerare il nostro benessere, depurarci, e non da ultimo soddisfare il nostro palato.
Ho incluso specie di stagione, perciò di inizio primavera, ma potete variare le specie in base al periodo e alla vostra fantasia. Sarà sufficiente mettere insieme tutti gli ingredienti, mescolare e insaporire, magari con aceto balsamico.
Ingredienti:
Le foglie: radicchiella italica per la maggior parte, poi caccialepre, silene, pimpinella ed altre specie spontanee gradite.
Gli steli e i germogli: asparagi, grespino, cimette di rovo private della pellicola esterna.
Le radici: radici di campanula raponzolo, carote.
I fiori: petali di calendula e di pratolina, fiorellini di violetta dei campi e violetta mammola, veronica.
I frutti: qualche spicchio di arancia, oppure qualche fragolina.
Se siamo quello che mangiamo, questo tipo di alimentazione ci riconcilierà con noi stessi e con il mondo. Un abbraccio dalla Natura per tutti noi.
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