VERONICA, TRA VIRTÙ E LEGGENDA
Introdotta dalla Persia in Europa, è una pianta che si diffonde rapidamente in orti, campi e luoghi erbosi. Conosciuta come “occhi della Madonna” per le leggende popolari che sono nate intorno ai suoi particolari petali azzurri, ha proprietà benefiche per la nostra salute. In cucina rientra nel prebuggiùn, ma anche negli infusi e nelle insalate.
LAURA BRATTEL
NOMI COMUNI: Veronica, occhi della Madonna, veronica comune, veronica di Persia
NOME SCIENTIFICO: Veronica persica
NOME DIALETTALE QUILIANESE: (?)
FAMIGLIA: Plantaginaceae
DESCRIZIONE DELLA SPECIE
Pianta erbacea annua con piccole radici poco profonde e fusti striscianti, eretti nella parte floreale. Ha foglie pelose tondeggianti, con margine fortemente dentato. Le foglie che si trovano alla sua base sono opposte, mentre quelle lungo il fusto sono alterne. I fiori, portati da lunghi peduncoli, nascono all’ascella delle foglie, nella parte terminante del fusto. Hanno corolle azzurre formate da quattro petali che presentano striature più scure. I fiori rimangono chiusi nelle giornate nuvolose o con poca luce. I frutti sono minuscole capsule a due lobi, a forme di rene, contenenti semi ellittici giallastri.
HABITAT
La veronica cresce praticamente ovunque. Ama i luoghi antropizzati, specialmente se ricchi di nitrati, quindi possiamo trovarla in orti, coltivi, campi, ma anche in luoghi erbosi e pascoli. Si tratta di specie introdotta in Europa dalla Persia e territori limitrofi, soprattutto a seguito di colture cerealicole, frammezzo alle quali la veronica trova il suo habitat ideale. Viene spesso considerata pianta infestante, in quanto colonizza le coltivazioni, dove si diffonde piuttosto rapidamente. La sua capacità di propagarsi è dovuta ai fusti striscianti, che sono anche in grado di emettere radici.
PROPRIETÀ OFFICINALI
Sebbene meno potente rispetto alla sua parente Veronica officinalis, dalle riconosciute proprietà terapeutiche, anche questa specie può essere benefica e salutare. La veronica ha proprietà toniche: aiuta quindi a rigenerare e stimolare l’organismo durante i cambi di stagione e in certi periodi di particolare affaticamento e stress psico-fisico. Questa proprietà è affiancata e sostenuta dalle virtù diuretiche e depurative di questa pianticella, di cui si può preparare un infuso ponendo un paio di grammi di sommità fiorite in acqua calda per alcuni minuti. Questa gradevole bevanda ha anche la capacità di stimolare l’appetito, nonché di favorire la digestione. Un altro impiego erboristico della veronica è come emolliente ed espettorante in caso di malattie da raffreddamento, tosse, catarro, influenza. Tuttavia non si può sopravvalutare la sua efficacia, che risulta relativamente modesta. Per uso esterno ha un discreto potere astringente, che può essere utile in caso di irritazioni della bocca e della gola, quali afte, gengiviti, stomatiti, tonsilliti. In tale evenienza si possono fare sciacqui e gargarismi con un infuso in cui avremo posto 5 grammi di sommità fiorite in acqua calda (da far intiepidire prima del suo impiego). Svolge anche azione cicatrizzante e lenitiva sulla cute ferita, per cui impacchi a base dell’infuso possono essere benefici in caso di dermatiti, piaghe, tagli. Tuttavia in questi casi è consigliabile un previo parere medico.
CURIOSITÀ E NOTIZIE STORICHE
Il nome del genere ha etimologia incerta. Secondo alcuni autori esso deriverebbe dalla Beata Veronica da Binasco, mistica italiana vissuta nel Quattrocento, ma altri non hanno dubbi nell’affermare che si tratti di una dedicazione alla Santa Veronica che aveva asciugato con un panno il volto di Cristo sulla via del Calvario. L’associazione sarebbe dovuta alle macchie striate più scure presenti sui petali, ma anche al fatto che la veronica fiorisce precocemente, durante la settimana santa. Ancora, alcuni autori sono convinti che il nome “veronica” sia una distorsione del termine “betonica”, con passaggio da “b” a “v” e confusione tra due specie. In effetti, la betonica è tutt’altra pianta, appartenente alla famiglia delle Lamiaceae o Labiate, e di aspetto ben diverso. In comune, tuttavia, le due erbe avrebbero molte delle virtù officinali che le contraddistinguono. La storia della veronica quale medicamento si rifà alla specie V.officinalis, nota fin dal medioevo e alla quale sarebbe stato dedicato addirittura un intero trattato nel 1690 dall’erborista Johannes Francus. Usata un tempo al posto del tè in arrivo dalla Cina, troppo costoso e raro, la V.officinalis viene chiamata anche “tè svizzero”. I delicati petali azzurri della veronica hanno suggestionato nel tempo la fantasia popolare, dando vita a diverse leggende, più o meno fantasiose. Secondo alcune di esse gli uccelli sarebbero talmente innamorati di questi fiorellini, da spingersi a beccare gli occhi di chi li danneggiasse. Riguardo il nome comune di “occhi della Madonna”, si narra che Maria ne colse uno stelo, con il fiore ricolmo di rugiada, per porgere da bere al suo figlioletto, Gesù. Rimesso al suo posto il tenero fusticino, riattaccato per miracolo, la pianticella si sarebbe talmente stupita ed impressionata, da volgere all’azzurro i suoi petali, come l’iride dei begli occhi della dolce signora. Nel linguaggio dei fiori la veronica ha significato di addio, e un tempo lo si regalava ad un amico in procinto di partire, con la speranza che gli occhi della Madre di Dio vegliassero sempre sul proprio caro, proteggendolo.
UTILIZZI IN CUCINA
Come già precisato sopra, con questa pianticella si può fare un delicato infuso dal sapore leggermente amarognolo, che ricorda vagamente quello del tè. In Liguria rientra nella composizione del prebuggiùn, sebbene il suo impiego in tal senso sia piuttosto limitato, in quanto dopo la bollitura rende assai poco. Le sommità fiorite della veronica sono molto gradevoli da consumare in insalata, sebbene i delicati petali tendano a staccarsi facilmente. La vitamina C di cui la veronica è ricca si conserva al meglio proprio nel consumo a crudo.
LA RICETTA
Insalata di primavera con le fave
Oltre a inserire la veronica nella misticanza da lessare per la preparazione del nostro ripieno di pansotti e ravioli, suggerisco l’impiego di questa verdura a crudo. Per fare il pieno di vitamina C propongo il suo consumo insieme alle fave, legume della stagione primaverile altrettanto ricco di questo importante componente chimico.
Ingredienti: Una bella manciata di cimette di veronica della Persia fiorite, un pugno di fave tenere, caccialepre, grespino, silene, radicchiella italica, viola dei campi (sommità e fiorellini), succo di limone, sale, olio extra vergine di oliva.
Procedimento: raccogliere e lavare bene le specie selvatiche che utilizzeremo per la nostra insalata, avendo cura di scegliere un luogo di raccolta pulito e lontano da fonti di inquinamento. Condire con sale, olio extra vergine di oliva e succo di limone.
Si tratta di ingredienti che hanno un elevato rendimento in vitamina C, per cui questa insalata può essere utile per rinforzare le difese immunitarie. Inoltre può giovare a soggetti potenzialmente anemici, in quanto la vitamina C si lega al ferro contenuto nelle fave, favorendo il suo assorbimento.
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