“L’amore per il legno nasce da bambino con i trastulli quotidiani fino al tramonto nel deposito di legnami dello zio Ermanno. La passione continua dopo il percorso lavorativo, quando va in pensione insomma. E le suggestioni nascono dal ricordo di regate giovanili o dal miraggio delle tall ship. E nelle lunghe sere legnetti trovati in spiaggia, o dove i fiumi incontrano il mare, prendono le forme dell ‘immaginario e diventano barche con vele gonfie pronte a salpare. I gabbiani seguono la rotta accompagnando il viaggio con ali di fantasia. Fantasia che fa scalo sui porti della solidarietà, della vicinanza alla sofferenza, come l’Associazione Gigi Ghirotti, o alla fragilità come la Comunità di S. Egidio. E proprio sui banchetti che queste Associazioni organizzano le barche della “flotta Ambrosi” si mostrano accattivanti all’attenzione dei turisti. E barchette con carichi speciali vengono approntate per gli amici. Ci sono quelle con le bandiere genoane e sampdoriane, oppure quelle natalizie cariche di stelle, e quelle pasquali con colombe e ovetti. Una volta ve n’era anche una con un carico prezioso: un gioiello a sorpresa che il marito ha voluto per sua moglie per festeggiare le loro felici nozze d’oro”.
DONATA BONOMETTI
Silvia Ambrosi, fotoreporter genovese che per anni ha lavorato per Il Secolo XIX ed è ancora attiva in corsi di formazione sulla fotografia, non parla di sè ma di suo marito Renato detto Tato. Sposati da 53 anni, due figli e quattro nipoti, la coppia vive parte dell’anno in Sardegna dove Silvia ha radici. Insomma il mare mediterraneo è una componente familiare molto intrigante della loro rilassata terza età. Mi introduce Silvia alla buona pratica del marito Tato perchè lui è il classico genovese che racconta la sua intera vita in cinque battute e poi si gira dall’altra parte, portandosi dietro il suo pudore. Quanto a dissertare della sua passione, dei prodotti della sua creatività che ha letteralmente invaso la casa ne parla tra lo sgranocchiamento di una noce e l’altra, che fa bene al cuore d’accordo, ma anche al suo personale laboratorio perchè i gusci diventeranno micro scafi di micro barchette pronte a salpare per i banchetti delle associazioni.
Dunque Tato, nonno di agile portamento che ama la pesca sul mare e sui fiumi, passava le vacanze da bambino ad Aulla nella segheria dello zio, e seguiva da vicino la nascita degli oggetti. Insomma “sono stato un bambino educato al legno”. Cosi si costruiva da solo i giocattoli, trenini, piccoli fucili, trottole. Oggetti che oggi sono ricercati da mamme che amano il vintage di qualità anche educativa. Per lui erano semplicemente i fedeli compagni di giornate immerse nella laboriosità della falegnameria dove lui “impersonava Pinocchio e lo zio Mastro Geppetto, uniti dall’entusiasmo di vedere scaturire una forma, il profilo di un oggetto da un informe pezzo di legno”. E questo sentore di creatività allo stato puro è cresciuto negli anni con lui , diventando il tono della sua manualità. E anche il suo passatempo quotidiano.
Due le fasi di rilassamento profondo che questa attività gli procura. La prima la raccolta sulle spiagge di tutto cio che il mare o il fiume restituisce “residuati di mareggiate, foglie di palma rinsecchite,pezzi di legni levigati dall’acqua, spezzoni di rami. Ma anche le passeggiate nel bosco mi consentono il recupero di rami cedui con corteccia, radici di ogni dimensione. Tutto materiale di per sè insignificante ma per me gia predisposto alla foggia perchè mentre raccolgo so cosa ne nascerà, intuisco il profilo della barca, la silhouette di un cavalluccio marino…” Siamo oltre il riciclo, si tocca l’arte utilizzando materiali di scarto.
Poi la creazione vera e propria, nella stanza di casa “il legno prende vita ed è il momento piu esaltante”. Un coltellino opinel, con la televisione accesa, accumulando trucioli ai suoi piedi, le barche leggerissime nella forma e nel peso specifico affidate alle foglie di palma, con l’albero maestro armato di fili come la tela di un ragno…. alla fine della fiction sono allineate a stuoli di gabbiani spuntati da una corteccia. Pronti al volo, abbandonando la mensola di casa. Ma il bestiario non è solo volatile, ce n ‘è per l’acqua e per la terra. La stanza da letto del Tato è quella che vedete nella fotografia che sua moglie è riuscita a fargli, facendosi largo fra oggetti e ritrosie.
Infine il trasporto sui banchetti. Credete, vanno a ruba, e per le associazioni che incassano (solitamente si è detto la Gigi Ghirotti e San’Egidio) quel che resta del mare o del fiume è legno santo e benedetto.
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