La storia di Cristina Sicari, classe 1930, storica cuoca della trattoria “Da Marietta”
MARCO OLIVERI
È un matrimonio, a portare Cristina Sicari da Palermo alla Quiliano degli anni Sessanta: la ragazza, infatti, è la sarta dell’abito della sposa. Sarà un altro matrimonio, questa volta, però, il suo, a farla restare qui per tutta la vita. «È il destino che ci chiama», dice sorridendo Cristina, che lo scorso 18 marzo ha compiuto 90 anni. Infatti, proprio in occasione di quel matrimonio, lei conosce Aldo, ragazzo di Quiliano che, un anno più tardi, diventerà l’uomo della sua vita.
«La sorella di mia mamma aveva sposato un Savonese – racconta Cristina, con voce calma e lucida che ancora tradisce, nonostante il tempo che è passato, uno spiccato accento siciliano – cercavamo un posto per il pranzo di nozze e un medico di famiglia, amico nostro, poiché anch’egli di origini palermitane, ci consigliò il locale dove lavorava il mio futuro consorte».
È così che la 33enne siciliana diventa la signora Bruzzone e, per i successivi 33 anni, la cuoca del ristorante della famiglia di Aldo, la storica trattoria “Da Marietta”. Ai fornelli, Cristina è una vera e propria istituzione locale, al punto che, ancora oggi, i clienti le mandano i saluti: «Quando mi capita di uscire e incontro le signore che si ricordano di me e mi trattano sempre con gentilezza e cortesia, mi fa proprio piacere – ammette – avverto la loro riconoscenza nei miei confronti».
Malgrado siano tanti i chilometri che separano la caotica Palermo dalla più tranquilla Quiliano e altrettanto numerose sono le differenze tra la cucina siciliana e quella ligure, la signora Sicari non fa fatica ad ambientarsi: presto, la sua torta pasqualina, le cotolette, le trippe e i ceci diventano specialità che sanciscono i momenti conviviali di intere generazioni di Quilianesi, ma non solo, che affollano i tavoli della trattoria “Da Marietta”.
Tra gli avventori, personaggi anche famosi, dagli autori di guide e riviste specializzate di cucina a un giovanissimo Gianni Morandi, in città per un’esibizione sotto un tendone allestito nella zona oggi occupata dal palazzo comunale: «Venne a cenare alle due di notte con i suoi collaboratori – ricorda l’ex cuoca – allora era un ragazzino e mi disse che non aveva mai mangiato così bene da quando aveva lasciato la famiglia».
Adesso, Cristina trascorre le sue giornate nell’ambiente di casa, lavorando la maglia, dedicandosi all’uncinetto e, ultimamente, cucendo mascherine. Capacità manuali che ritornano anche negli hobby della signora Sicari, che, oggi, trova anche il tempo di risolvere le parole crociate. E, ovviamente, cucinare.
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