Nicolò Passeggi, Emanuele Torcello e Antonio Bertolotto, i fuochisti quilianesi sulla nave militare che esplose a Brindisi il 27 settembre 1915
MARCO OLIVERI
Alle ore 8,10 del 27 settembre di 105 anni fa esplose e affondò, nel mare del porto di Brindisi, la nave da battaglia “Benedetto Brin”, una delle più grandi ed efficienti unità della Marina Militare, appartenente alla classe di corazzate “Regina Margherita”, che l’Italia impiegò durante la Prima Guerra Mondiale.
Tra i 456 uomini dell’equipaggio che persero la vita in quella tragedia, di cui proprio domani ricorre l’anniversario, vi furono anche tre giovani fuochisti quilianesi: Nicolò Passeggi, Emanuele Torcello e Antonio Bertolotto.
CHI ERANO QUEI TRE RAGAZZI?
Poco si sa dei tre sfortunati marinai, le cui storie si perdono ormai del tempo, a più di un secolo di distanza da quei fatti, che scossero profondamente l’opinione pubblica nazionale di allora e le cui cause non sono mai state del tutto chiarite; non vi è neanche la certezza che i fuochisti di Quiliano fossero insieme nell’attimo in cui i loro destini s’intrecciarono, un’ultima volta, nella fatalità. Infatti, sulla “Brin” vi erano ben 28 caldaie, poiché la regia nave, lunga 139 metri, viaggiava con una portata di mille tonnellate di carbone, quantità che poteva perfino raddoppiare in caso di emergenza.
Tuttavia, i nomi dei militari ritornano nel verbale del Consiglio Comunale di Quiliano del 7 novembre 1915, nell’elenco dei soldati concittadini morti in guerra e commemorati dal sindaco Carlo Enrico Dodino all’inizio della seduta, ma anche sulle lapidi del monumento ai caduti di Valleggia, tutt’oggi visibile in piazza della Chiesa, ad eccezione, però, del nome di Nicolò Passeggi, nato a Quiliano.
La frazione valleggina è citata come luogo natìo dei tre in un ritaglio di giornale dell’epoca che riporta le loro fotografie e offre riscontri sulle qualità e le idee politiche dei ragazzi: “Viva è in paese la dolorosa impressione per la tragica morte dei tre giovani, notissimi e benvoluti per la bontà dell’animo e la chiara intelligenza – si legge sulle colonne della testata, probabilmente di orientamento socialista – i tre poveri marinai erano dei simpatizzanti delle nostre idee e la loro scomparsa è stata ragione di lutto tra i socialisti del luogo”.
MORIRE A 21 ANNI NELLE CALDAIE DELLA “BRIN”
Maggiori informazioni, invece, emergono grazie agli atti del sito “14-18.it: documenti e immagini della Grande Guerra”, a cura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane. Da qui, si evince che i tre fuochisti quilianesi erano innanzitutto accomunati dalla stessa leva, il 1894.
È facile immaginarli orgogliosi, poco più che ventenni, partiti dalla cittadina savonese per salire a bordo della prestigiosa imbarcazione militare italiana, persuasi, forse, di poter aiutare, con il duro lavoro in sala macchine, la Patria durante il conflitto, tanto fu convincente, allora, la propaganda per arruolarsi nell’esercito, soprattutto tra i giovani dell’epoca provenienti dal mondo contadino.
Non a caso, proprio di quell’ambiente erano sicuramente originari Nicolò Passeggi ed Emanuele Fedele Torcello, nati entrambi ad aprile: infatti, il primo nacque a Quiliano, il primo giorno del mese, dai contadini Lorenzo Passeggi e Margherita Berruti, coniugi di 26 e 22 anni; il secondo invece, vide la luce a “Valeggia” (questa, la dicitura utilizzata nell’atto di nascita), nel pomeriggio del 28, figlio di Luigi Torcello e Maria Bertolotto, contadini di 23 e 25 anni.
Proprio lui è il fuochista quilianese rimasto ucciso nell’esplosione della “Brin” di cui si hanno più notizie, perfino una fotografia in bianco e nero che lo ritrae fiero e serio in volto, capelli corti, naso lungo e bocca piccola, in posa con la divisa da marinaio e il fazzoletto intorno al collo, nella composizione tipica dei ritratti dell’epoca.
La sua presenza tra i fuochisti a bordo della “Brin” nel momento del disastro è inoltre documentata dalle testimonianze di due superstiti, Pietro Errico, capocannoniere 47enne di prima classe e l’aiutante 44enne Giuseppe Lantieri, entrambi spezzini, che confermano la morte del giovane valleggino e il mancato rinvenimento del cadavere, circostanza comune a tante altre vittime dell’incidente nel porto di Brindisi del 27 settembre. Tale dichiarazione è contenuta nell’atto di morte di Torcello, redatto dal Ministero della Marina il 31 dicembre 1915 e giunto all’ufficio dello stato civile del Comune di Quiliano il 29 gennaio dell’anno successivo.
fonti:
– G. Patrone, I primi cinquant’anni del Novecento quilianese, Quiliano 1900-1945: scelte amministrative e avvenimenti, Comune di Quiliano, Provincia di Savona, 2015;
– 14-18.it: documenti e immagini della Grande Guerra, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane;
– wikipedia.org.
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