L’ORTICA TUTTOFARE
Serve ovunque: in cucina, dentro i pansotti e nelle fettuccine e altrove persino nelle favole. I soldati romani se ne servivano per curare i muscoli indolenziti e Napoleone la utilizzava per le divise.
LAURA BRATTEL
NOMI COMUNI: Ortica, ortica comune
NOME SCIENTIFICO: Urtica dioica
NOME DIALETTALE QUILIANESE: urtìga
FAMIGLIA Urticaceae
DESCRIZIONE DELLA SPECIE
Pianta erbacea perenne, l’ortica può raggiungere un’altezza di oltre un metro.
I fusti, a sezione grossolanamente quadrata, sono provvisti di numerosi peli urticanti. Questi si trovano in gran numero anche sulle foglie, che sono di un colore verde intenso ed hanno un aspetto ruvido. La lamina foliare ha forma ovato-lanceolata ed il margine è seghettato.
Si tratta di specie dioica, quindi i fiori maschili e quelli femminili sono portati da piante distinte. Le infiorescenze sono racemi semplici o ramificati, posti all’ascella delle foglie, penduli e ricurvi quelli femminili, più brevi ed appariscenti quelli maschili.
HABITAT
Comune ovunque in Italia, l’ortica predilige i terreni umidi e in particolare quelli ricchi di sostanze azotate e sostanze organiche, specialmente se posti in ombra. Non disdegna neppure i luoghi inquinati.
PROPRIETÀ OFFICINALI
L’ortica possiede numerose proprietà officinali, note fin dall’antichità.
Nell’antico Egitto ne troviamo menzione come pianta antinfiammatoria utilizzata per combattere reumatismi e artriti, successivamente viene citata da naturalisti e medici quali Teofrasto, Plinio il Vecchio ed Ippocrate. I soldati romani strofinavano i muscoli doloranti con piante di ortica per riacquistare vigore.
Queste proprietà antinfiammatorie sono state confermate da studi recenti e sembra siano proprio le sostanze urticanti contenute nei peli le responsabili di questa azione straordinaria. Ma se un’applicazione esterna, per quanto utile ed efficace, può spaventare le generazioni moderne, è possibile ottenere pressoché lo stesso effetto con tisane depurative, oppure esistono in commercio creme e lozioni specifiche a base di ortica.
L’ortica ha anche virtù ricostituenti, grazie al complesso vitaminico e di sali minerali di cui è fornita. Contiene infatti diverse vitamine del gruppo B, e poi A, C, E, K; contiene molto ferro, ben cinque volte in più rispetto agli spinaci, per cui è coadiuvante nelle cure antianemiche, inoltre zinco e silicio, ottimi oligoelementi per rafforzare il sistema immunitario, e anche calcio, potassio, magnesio, selenio, fosforo, rame e manganese.
Queste sostanze minerali di cui la pianta è ricca, insieme al fatto che essa presenta pure una discreta quantità di amminoacidi, cioè sostanze proteiche, la rendono un alimento ricostituente efficace durante le convalescenze e anche per le diete vegetariane e vegane.
L’ortica esercita un’azione depurativa e diuretica potente, grazie agli acidi organici, ai polisaccaridi, ai flavonoidi e ad altre sostanze specifiche di cui è dotata, per cui si è dimostrata valida alleata nella cura della gotta, di edemi e prostatiti. Ovviamente deve essere prestata attenzione al suo utilizzo in contemporanea a medicinali diuretici o in particolari condizioni fisiologiche (è generalmente sconsigliata in gravidanza perché aumenta la motilità dell’utero).
Infine ricordiamo il suo utilizzo in qualità di seboregolatore, per cui possiamo trovare preparazioni a base di ortica in shampoo antiforfora e creme contro l’acne.
CURIOSITÀ E NOTIZIE STORICHE
Il nome dell’ortica deriva dal latino “urĕre”, che significa “bruciare”: a tutti è nota la dolorosa sensazione di bruciore provocata da questa pianta.
Eppure, come dice Plinio il Vecchio, per quanto l’ortica possa essere odiosa (“Urtica quid esse invisius potest?”), quanti rimedi si possono fare con essa (“[…] vel plurimis scatet remediis”)!
Infatti, se il fastidio dovuto alle sostanze irritanti contenute nei suoi peli è grande, ancora più grandi sono i vantaggi che da sempre questa straordinaria pianta ha offerto all’Uomo.
Probabilmente già utilizzata a scopo alimentare e terapeutico durante le fasi più remote della Preistoria, l’ortica era sicuramente usata come pianta tessile almeno tremila anni fa. In Danimarca, nell’isola di Fionia affacciata sul Mar Baltico, sono stati trovati tessuti di fibre di ortica in una tomba risalente all’Età del Bronzo. Si tratta di un telo che avvolgeva le urne di un defunto, recentemente datato a un periodo compreso tra il 940 e il 750 a.C. I ricercatori avrebbero anche stabilito la provenienza austriaca del tessuto, il che testimonia di rapporti commerciali tra popoli anche molto distanti tra di loro, oltre ad uno scambio di saperi e conoscenze.
Non a caso nella fiaba “I cigni selvatici” di Hans Christian Andersen, originario proprio di Odense, sull’isola di Fionia, si parla della tessitura di maglie in fibra di ortica da parte della protagonista. Questo racconto è simile a una delle fiabe raccolte dai fratelli Grimm, “I sei cigni selvatici”, dove però il materiale per la tessitura era costituito da astri, un’altra specie botanica che evidentemente era conosciuta come pianta tessile.
Se il tessuto d’ortica è testimoniato da ritrovamenti antichi, altrettanto dicasi per i suoi usi alimentari.
Anche in questo caso, ci troviamo durante l’Età del Bronzo, questa volta nel Regno Unito, nella contea che fa capo a Cambridge. Da una campagna di scavi effettuati tra il 2004 e il 2016 sono emersi i resti di un villaggio distrutto da un incendio, presumibilmente tra il 700 e il 500 a.C., e poi sprofondato nella palude, che ne ha conservato intatti i più minuziosi dettagli: ecco che veniamo dunque a scoprire anche qui fibre tessili d’ortica, ma pure uno stufato d’ortica ancora conservato nella sua ciotola, e purtroppo (o fortunatamente per noi) mai consumato.
Nella sua “Naturalis Historia” Plinio ci informa che in Egitto se ne ricavava un olio utilizzato a scopo medicamentoso, in Grecia veniva utilizzata per curare i morsi degli scorpioni e dei serpenti e per contrastare gli effetti di cicuta e giusquiamo. Ma se questo ci fa sorridere, veniamo anche a scoprire che era già ben nota la sua azione antiartritica, rinvigorente sull’apparato muscolare, emostatica, diuretica ed antiforfora, tutte proprietà ormai scientificamente dimostrate dai moderni studi.
Apicio, gastronomo romano vissuto a cavallo tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., nella sua raccolta di ricette, il “De Re Coquinaria”, ci fornisce il procedimento per una sorta di frittata molto ricca e dal sapore deciso, la “patina urticarum”. Ad un chilo di ortiche bisogna aggiungere pepe, “garum”, olio d’oliva ed infine, dopo bollitura, si aggiungeranno otto uova sbattute e si farà cuocere in tegame ben unto d’olio posto sotto la cenere calda.
Come possiamo notare, riguardo ortica i nostri antenati la sapevano già lunga!
UTILIZZI IN CUCINA
Sull’ortica ci sarebbe da scrivere un libro di ricette, talmente è versatile quale alimento in cucina!
Se ne possono cucinare ottime frittate, ma anche minestre e zuppe, e si può usare nel ripieno di pansotti e ravioli; particolarmente ricco di sapore è il risotto all’ortica, così come le polpette di patate con aggiunta di ortica sbollentata e tritata; se ne possono fare sformati, si può usare come condimento per la pasta, e c’è chi addirittura la mette sulla pizza!
Per la sua ricchezza in vitamine, minerali, amminoacidi, sostanze antiossidanti, ed altri oligoelementi costituisce senza dubbio un apporto prezioso, sia per diete ipocaloriche che per diete ricostituenti, utile anche nei regimi vegetariani. Grazie al suo potere ipoglicemico è anche alimento da usare nei casi di diabete.
Ovviamente, si dovrà avere l’accortezza di raccogliere l’ortica con adeguata protezione, perciò guanti, e si preferiranno le zone lontane da fonti inquinanti. Il periodo migliore per la raccolta è senza dubbio la primavera (come già spiegava Apicio nel suo libro di ricette!), quando l’ortica si presenta particolarmente verde e carnosa. Si avrà cura di raccoglierne le punte, che potranno essere lasciate un pochino a bagno in acqua fredda, per diminuirne il potere irritante. Tuttavia, una volta cotta, l’ortica è del tutto innocua.
Ricordiamo infine che l’ortica è normalmente usata come colorante alimentare per la quantità di clorofilla in essa contenuta. In questa forma la troviamo in medicinali, sciroppi, liquori e naturalmente possiamo fare la pasta verde con cui realizzeremo ottime tagliatelle o fettuccine (potete trovare la ricetta a fine articolo).
IMPIEGHI TESSILI E IN AGRICOLTURA:
Un cenno a parte meritano gli impieghi tessili e in agricoltura che si fanno con questa pianta eccezionale.
Abbiamo visto come l’ortica sia nota da tempi remoti per la tessitura. Se ne ricava un filato morbido e lucente, simile alla canapa, ma molto più delicato al tatto, anche se decisamente elastico e robusto.
Molte uniformi dell’armata di Napoleone vennero confezionate con filati di ortica.
In Italia vennero prodotti filati e tessuti in ortica nel primo dopoguerra e in epoca fascista durante l’autarchia, in sostituzione del cotone. In seguito questo procedimento venne abbandonato, soprattutto perché risultava costoso e molto inquinante, dal momento che gli steli dell’ortica venivano messi in un bagno di ammoniaca.
Attualmente sono in corso progetti sperimentali per la produzione di filati e tessuti in ortica con sistemi molto meno onerosi e con un impatto ambientale sostenibile, sia in Italia (Toscana), che all’estero (Olanda, Germania).
Come ultima chicca, annotiamo che il macerato di ortica è usato in agricoltura biologica sia come antiparassitario contro afidi e altri parassiti, grazie al suo complesso di acidi organici quali acido formico e salicilico, sia come apprezzato fertilizzante dal notevole potere rinvigorente, in virtù della ricca presenza di azoto e di altri componenti minerali.
LA RICETTA:
Pasta verde fatta in casa
(Ricetta di famiglia)
Ingredienti per 4 persone:
– 4 hg di farina
– 4 uova
– un’abbondante manciata di ortiche
– una presa di sale
Procedimento:
Porre su una spianatoia la farina a fontana, aggiungere le uova, una presa di sale e le ortiche precedentemente lavate, lessate, strizzate. Prima di aggiungerle alla farina è necessario farne una poltiglia: mia nonna era bravissima nel tritarle tanto velocemente quanto finemente con la mezzaluna, oppure, per chi preferisce i metodi moderni, si possono passare al frullatore come fa mia madre. Impastare accuratamente, avendo l’accortezza di aggiungere farina nel caso in cui la pasta dovesse risultare particolarmente umida ed appiccicosa. Lavorare fino a ottenere un impasto omogeneo, e farne una bella palla liscia ed elastica.
A questo punto ci si può sbizzarrire con la fantasia: preferite tagliatelle, fettuccine o sfoglie per le lasagne al forno? A voi la scelta!
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