L’opinione della FISAR sullo storico vino rosso quilianese alla diciottesima edizione della rassegna “Granaccia e Rossi di Liguria”
ANDREA OLIVERI
La FISAR, Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori, è un’associazione di promozione sociale che si occupa di formare persone tramite un percorso culturale e professionale che dà le giuste competenze per servire correttamente il vino in tavola; i suoi sommelier hanno gestito il tavolo comune accompagnando il pubblico nella degustazione di domenica 12 novembre al Palasport di Quiliano durante l’ultima edizione della rassegna “Granaccia e Rossi di Liguria”.
“E’ dall’inizio che partecipiamo a questa importante manifestazione – afferma il delegato FISAR per la Provincia d’Imperia Ivano Brunengo – la Liguria è stata sempre considerata solo per i vini bianchi mentre per i rossi è sempre stata più che non considerata, non valutata; invece sono molti i vini rossi di grande importanza, si pensi agli autoctoni Rossese di Dolceacqua o all’Ormeasco”. E alla Granaccia di Quiliano: “Dal punto di vista storico un tempo era piantata in tutta la Liguria – prosegue Brunengo – il suo unico problema è stato quello di non riuscire a garantire una certa costanza di produzione quando si aveva bisogno di un vino cibo”. Perciò è stata lasciata in disparte: “A parte la zona di Quiliano, di Valleggia e di Savona, dove la Granaccia cresce e viene coltivata bene da sempre, probabilmente grazie al suo microclima particolarmente adatto, nelle altre zone è stata dimenticata in favore di vitigni in cui era più facile portare il prodotto a casa”. Fino ad ora, però: “La Granaccia è assolutamente un prodotto di qualità – continua il delegato Fisar – ho fatto il giro di tutti i banchi che l’avevano, l’ho assaggiata personalmente e devo dire che alcune cantine stanno arrivando all’eccellenza, altre sono addirittura oltre”.
Questa l’opinione della Federazione dei sommelier italiani, ma attenzione perchè si fa presto a dire sommelier: “Un sommelier non è una persona che conosce solo il vino – precisa Brunengo – noi al terzo livello dobbiamo conoscere il cibo
com’è cucinato e in modo approfondito. Questo vuol dire, tra le altre cose, conoscere le basi di tutte le salse, sapere di carne, di pesce, di verdure, di funghi, di tartufi, di brodi”.
E grazie ai corsi Fisar, un semplice appassionato può arrivare a svolgere regolarmente la professione, ovvero servire il vino in ristoranti e enoteche, o diventare comunque un vero esperto in materia enologica.
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