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UNITI CONTRO L’ARMILLARIA

Un fungo killer aggredisce gli albicocchi aiutato dal cambiamento climatico. Agricoltori mobilitati e impegno della categoria per rilanciare la produzione. ANDREA OLIVERI Dopo qualche anno in cui la coltivazione era scesa ai minimi storici, oggi si sta assistendo ad una vera e propria riscoperta dell’albicocca di Valleggia: «Molti giovani si stanno riavvicinando a questo frutto […]

Un fungo killer aggredisce gli albicocchi aiutato dal cambiamento climatico. Agricoltori mobilitati e impegno della categoria per rilanciare la produzione.

ANDREA OLIVERI

Dopo qualche anno in cui la coltivazione era scesa ai minimi storici, oggi si sta assistendo ad una vera e propria riscoperta dell’albicocca di Valleggia: «Molti giovani si stanno riavvicinando a questo frutto
bellissimo e iniziano a rimpiantarlo – esordisce Carlo Traman, presidente della Cooperativa
ortofrutticola “Agricola” di Valleggia – anche per il fatto che la domanda è notevole e l’insieme della
richiesta aumenta in continuazione. Insomma il mercato non ha flessioni e quindi ci sono possibilità di
reddito garantito in un settore, dove, invece, le variabili sono sempre in agguato».

Nonostante ciò, molte sono le problematiche a cui va incontro chi decide di entrare nel campo dell’albicocco: «Attualmente dobbiamo affrontare la grande piaga dell’armillaria, un fungo che attacca e fa ammalare tutte le piante, vecchie o giovani che siano». Ciò è dovuto anche al cambiamento
climatico: «Un riscontro confermato anche dai nostri tecnici, come tutti i funghi prolifera nel caldo-
umido – spiega – così il nostro clima attuale lo aiuta molto».

Anche se oggi l’albicocca ha maggiori qualità di un tempo, minore risulta il numero di produttori che operano nel settore: «Siamo rimasti in pochi – continua Traman – all’interno delle due cooperative che
gestiscono il marchio raduniamo una quindicina di aziende specializzate. Comunque se si tiene conto
anche dei produttori presenti in tutto il territorio da Finale a Varazze, il numero cresce».
Meglio pensare ai tempi d’oro, quando la coltura e il commercio dell’albicocca costituivano la fonte di sostentamento di intere famiglie: «I miei ricordi fanno riferimento ad un’economia che oggi non esiste
più, allora si parlava di quantitativi impressionanti (qualcosa come 5000 chili ad ogni carico), da qui
partivano dei veri autotreni diretti in Austria e Germania».

Tempi in cui si usava ancora calibrare, manualmente, l’albicocca: «Era un lavoro certosino, riservato soprattutto a donne e bambini che, passando i classici calibri di legno sui frutti, ottenevano la pesatura e la misura che consentiva di determinare prima e seconda scelta, extra e così via. Un lavoro bellissimo di cui io ho avuto la fortuna di sentire ancora parlare».

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